La madre e la sorella non approvavano la sua vita: «troppa libertà», lo studio, la vita «all’occidentale». E il suo futuro era ormai segnato: reclusa in casa, lontana da amici e dal fidanzato.

Così la 18enne Amina, marocchina ma cittadina italiana e residente nel Salernitano, sostenuto l’esame di maturità non è tornata a casa. E dopo giorni di ricerche disperate, che hanno coinvolto famiglia e amici, è arrivata la notizia: la ragazza sta bene e si è allontanata in totale autonomia, presa in carico dagli assistenti sociali.

Così dopo momenti di panico, dove tutti pensavano al peggio, Amina è “tornata” sulla piattaforma GoFoundMe, usata per raccolte fondi e iniziative benefiche. Lì ha chiesto aiuto e raccontato nel dettaglio la sua storia al popolo del web, spiegando che i fondi raccolti le serviranno per frequentare l'università e diventare medico. «Tre mesi fa - scrive - quando la mia famiglia ha scoperto attraverso una conoscente che fossi fidanzata e che mi vesto come una adolescente occidentale, la situazione è degenerata. Quel giorno è stato un incubo. Appena tornata a casa ho provato una paura indescrivibile. Incrociavo solo sguardi d'odio, di delusione e di rabbia. Mia sorella ha iniziato a picchiarmi in faccia, io riuscivo solo a piangere, ma le parole mi colpirono più forte dei pugni che ricevevo in continuazione. “Hai portato disonore alla famiglia, se papà fosse ancora vivo ti avrebbe odiato, per noi sei morta”. Ho dovuto sentirmi dire le cose peggiori per tutto quel giorno e nei mesi successivi».

La giovane poi ha raccontato che la madre e la sorella intendevano farla ritirare subito dagli studi, e che solo la paura di controlli in caso di un abbandono improvviso le avrebbe permesso di rimanere al liceo fino alla maturità, ma in un clima di asfissiante controllo. «Dovevo studiare con la porta aperta, venivano ogni 10 minuti per capire se avevo un telefono o stavo studiando. Non potevo dormire da sola e anche per uscire a buttare la spazzatura non dovevo superare un minuto fuori. Ho sopportato e ho resistito fino alla maturità. Sono riuscita ad uscire con 100 e lode da uno scientifico malgrado la situazione. Il giorno dell'orale poi mi hanno aiutato gli assistenti sociali, che mi hanno condotta in una struttura».

Così, dopo il suo “coming out” in due giorni sono arrivate quasi 200 donazioni, con oltre 4.600 euro raccolti. «Ora sono da sola con pochi soldi e devo pensare al mio futuro. Voglio diventare dottoressa iscrivendomi alla facoltà di medicina. Non nego di aver bisogno di aiuto, ammetterlo è già di per sé coraggioso. Questi fondi verranno utilizzati per la mia istruzione, insieme a quelli che accumulerò da sola lavorando senza studiare fino al prossimo anno, in modo che possa diventare ciò che avevo promesso a mio padre da piccola».

Ad Amina sono giunti anche gli auguri del sindaco di Castelnuovo Cilento, Eros Lamaida: «È una ragazza gioiello. So che in questo momento è seguita da un centro antiviolenza e che ci sono indagini in corso da parte dei carabinieri».

(Unioneonline/v.f.)

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