In autogrill spintoni e calci al turista ebreo (con figlio di sei anni): «Assassini, tornate a casa»
L’episodio in un’area di sosta all’altezza di Lainate, i due indossavano la kippah: tanto è bastato per diventare oggetto di una vera aggressione«Assassini, tornate a casa vostra», poi gli spintoni e i calci. Assalito così insieme al figlio di 6 anni, in un'area di sosta all'altezza di Lainate sull'autostrada Milano - Laghi, un turista francese di religione ebraica, che viaggiava insieme alla famiglia per fare visita alla figlia che vive nel capoluogo lombardo.
Ora la Procura è in attesa di un'informativa della Digos sull'aggressione in parte ripresa dall'uomo con il suo cellulare e postata sui social. A scatenare l’escalation il fatto che l'uomo e il figlio indossassero la kippah. «Assassini, qui non siamo a Gaza, siamo a Milano», gli ha gridato un uomo. Padre e figlio erano entrati nell'area ristoro per andare in bagno, che si trova al piano di sotto, ma non hanno fatto in tempo a scendere le scale che le offese erano già scattate, con un effetto domino. Dopo il grido “Free Palestine" «altri si sono infiammati e io non ho avuto paura e ho risposto - racconta -. Ero arrabbiato, non sono un maleducato e un violento ma quando bisogna difendersi, bisogna difendersi».
È a questo punto che l'uomo, che vive a Parigi dove è già rientrato, ha iniziato a filmare con il telefonino l'episodio, poi ha portato il figlio in bagno. E all'uscita della toilette ha detto che c'erano quindici, venti persone ad aspettarlo chiedendogli di cancellare il video. Ma lui ha risposto di no. «A un certo punto mi sono trovato a terra e ne hanno approfittato come animali prendendomi a calci - prosegue -. Non vedevo mio figlio, ma fortunatamente era con una signora che lo ha messo in un angolo. Ho visto bestie selvagge».
Dopo l'aggressione è arrivata la Polizia: «Mi hanno detto di dire a Netanyahu di smettere di bombardare. Ma io non sono israeliano, sono francese», si difende il turista che lamenta il clima antisemita. A rendere pubblico l'episodio è stato il direttore della Brigata ebraica di Milano Davide Romano. Questa aggressione «ci segnala per l'ennesima volta come l'antisemitismo sia in forte crescita nel nostro Paese», commenta. «Se basta essere riconoscibili come ebrei - aggiunge Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane - per essere veementemente aggrediti. Se una famiglia non può girare liberamente nel Paese, la legittimazione all'odio e antisemitismo è ormai virale».
(Unioneonline)