Il Tribunale regionale superiore di Hamm, in Germania, ha respinto il ricorso dei due manager di Thyssenkrupp già condannati in Italia per l'incendio nello stabilimento di Torino dove morirono sette persone.

Per i due, fa sapere il tribunale del Nord Reno Westfalia, ora si aprono le porte del carcere. Sconteranno una pensa di cinque anni in Germania, il tribunale italiano li aveva condannati rispettivamente a sei anni e dieci mesi e a nove anni e otto mesi.

Il tribunale di Essen aveva dichiarato esecutive le pene italiane ma le ha adeguate al diritto tedesco, che in questi casi prevede una detenzione massima di cinque anni. I manager, accusati di omicidio colposo e incendio doloso per negligenza, avevano fatto ricorso, istanza che oggi è stata respinta.

Ma è presto per festeggiare. "Giustizia sarà fatta quando saranno realmente in galera", dichiara Graziella Rodinò, mamma di Rosario, uno dei sette operai morti nell'incendio dodici anni fa. "È una notizia - aggiunge la donna - che alimenta la speranza di giustizia, ma troppe volte sono riusciti a trovare il modo di non scontare la pena. Quando saranno dietro le sbarre, solo allora ci crederemo".

"Era una ferita da rimarginare, non era giusto. È importante sottolineare che la pronuncia dei magistrati di Hamm conferma che il processo Thyssenkrupp fu un processo giusto", è il commento di Raffaele Guariniello, magistrato oggi in pensione, pm che si occupò del caso in Italia.

Anche Antonio Boccuzzi, unico operaio scampato al tragico rogo, ha commentato la sentenza: "Un ulteriore passo avanti. L'unica preoccupazione, più che legittima a quasi quattro anni dalla sentenza definitiva, è che possano esistere altre istanze che i due condannati possano far valere. L'auspicio è che finalmente il percorso chiuso in Italia nel maggio 2016 si traduca con l'unico epilogo possibile, che le porte del carcere si aprano per i due manager tedeschi".

(Unioneonline/L)
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