Non le prescrisse una visita neurologica che avrebbe segnalato l’inizio della sclerosi multipla, scoperta solo due anni dopo

Una dottoressa, medico di base, è stata condannata dal Tribunale Civile di Milano a risarcire 830mila euro a una paziente che oggi, a 35 anni, è costretta su una carrozzina e a ricevere assistenza continua con un'invalidità all'80%.

La mancata prescrizione risale al 2012, nel 2014 l’individuazione della malattia con gli effetti gravi che si sono sviluppati già tra il 2016 e il 2018. I 28 mesi di ritardo diagnostico hanno allontanato la paziente, avviata a una carriera universitaria nel campo della medicina, dall'accesso alle cure. Di conseguenza quell'invalidità, che secondo i giudici sarebbe rimasta al 15% per almeno dieci anni, è arrivata all'attuale 80%, che avrebbe invece raggiunto solo in 20 anni.

Il giudice Angelo Ricciardi scrive che "non si tratta di perdita di chance" ma di "un danno certo, consolidato e quantificabile" nelle "migliori condizioni di vita fisiche e psicologiche di cui la paziente avrebbe beneficiato" con una diagnosi tempestiva. 

Alla dottoressa è stato addebitato "un colpevole ritardo diagnostico" perché qualsiasi ulteriore indagine diagnostica le appariva "al momento inopportuna", addirittura "per dubbia simulazione".

(Unioneonline/D)

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