Mantenere ancora a lungo regole uguali per tutti non è una buona strategia.

Lo sostiene la Fondazione Gimbe commentando i provvedimenti assunti, almeno per il momento, in vista del 4 maggio: "Alcune aree del Paese - dice il presidente Nino Cartabellotta - dovranno sottostare a restrizioni eccessive, che favoriscono autonome fughe in avanti, come dimostra il caso Calabria. Per altre, la riapertura avverrà sul filo del rasoio perché dei 4,5 milioni di persone che torneranno al lavoro la maggior parte si concentra proprio nelle Regioni dove l'epidemia è meno sotto controllo".

Se da un lato dunque viene condiviso il principio di graduale riapertura del Governo, dall'altro l'avvio della fase 2 "non rispecchia il principio della massima prudenza perché non tiene in considerazione le notevoli eterogeneità regionali delle dinamiche del contagio".

A pochi giorni dal 4 maggio, continua Cartabellotta, "il nostro monitoraggio indipendente sulle variazioni settimanali documenta un ulteriore alleggerimento del carico degli ospedali e in particolare delle terapie intensive: tuttavia, sul fronte di contagi e decessi, nonostante il progressivo rallentamento, il numero dei nuovi casi non ha raggiunto quella prolungata stabilizzazione propedeutica alla ripartenza secondo le raccomandazioni della Commissione Europea".

Nella settimana 22-29 aprile infatti "l'80% sia dei nuovi casi sia dei nuovi decessi si concentra in sole 5 regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Liguria". Mentre le Regioni del Centro (eccetto le Marche) e soprattutto del Sud "hanno prevalenza e incrementi percentuali sotto la media nazionale".

(Unioneonline/D)
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