Madre di due figli e sotto la soglia di povertà, percepisce il reddito di cittadinanza. Un assegno da 623 euro al mese.

Tutto normale, non fosse per il fatto che la beneficiaria è Federica Saraceni: ex brigatista, è stata condannata a 21 anni e mezzo di carcere per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona, assassinato sulla via Salaria a Roma il 20 maggio 1999.

Ora si trova ai domiciliari, ma nulla osta alla richiesta della donna, che riceve il sussidio dallo scorso agosto (una cifra non da poco anche per via dei due figli a carico, rispetto ai tanti che prendono cifre molto inferiori).

A raccontare il caso, che indigna molti parenti di vittime del terrorismo, è raccontato dal quotidiano La Verità.

I requisiti, tuttavia, sono dalla parte della ex brigatista, romana di 49 anni. Nella legge che istituisce il reddito di cittadinanza è scritto che non può riceverlo chi è stato condannato meno di dieci anni fa, né chi è in detenzione a "totale carico dello Stato". La Saraceni è stata condannata più di dieci anni fa ed è ai domiciliari nella sua abitazione.

La donna, tralaltro, è figlia dell'ex magistrato Luigi Saraceni, poi parlamentare con Pds e Verdi, e anche avvocato che l'ha difesa nel processo d'appello in cui è stata condannata in via definitiva per l'omicidio D'antona.

Il ministero non ha voluto commentare la notizia.

Tuonano invece Fratelli d'Italia e Lega. Wanda Ferro (Fdi) parla di "scandalo". "Non ci sorprende, abbiamo più volte denunciato che il sussidio sarebbe finito anche nelle tasche di delinquenti".

"Come parlamentari della Lega - fanno sapere Sasso, Durigon e Morelli - abbiamo depositato un'interrogazione parlamentare al ministro del Lavoro, perché riteniamo una cosa indegna di uno Stato civile che gente che si è macchiata di reati gravissimi contro lo Stato possa ricevere aiuti economici da quello stesso Stato".

(Unioneonline/L)
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