Processo Ruby, la requisitoria del pm:"Berlusconi creò sistema prostitutivo"
Non cene conviviali arricchite da qualche spettacolino di burlesque ma, ad Arcore, è andato in scena "un collaudato sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere sessuale di Silvio Berlusconi".Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Di questo sistema la bella 'Rubacuori', ancora minorenne e "sproporzionatamente retribuita rispetto alle fedelissime" faceva "parte integrante". Ha esordito così il pm Antonio Sangermano nella prima parte della requisitoria del processo sul caso Ruby nel quale il leader del Pdl, che ha replicato "mai pagato una donna per rapporti intimi", è imputato per concussione e prostituzione minorile.
Dopo la deposizione dell'ultimo teste-chiave, il pm minorile Annamaria Fiorillo, nonostante gli ultimi tentativi della difesa di rinviare ancora, la parola è passata alla Procura. Il pm Sangermano, in base alle risultanze delle indagini e alle prove emerse in dibattimento, ha dipinto un quadro ben diverso da quello descritto da alcune delle 42 ragazze ritenute dall'accusa parte del "sistema prostitutivo" e al centro di una "macroscopica anomalia": sono state "trascinate nel mendacio" in quanto, convocate come testi, sono state remunerate dal Cavaliere con "una lauta prebenda" pari a 2.500 euro al mese.
Non così per le altre giovani, come Chiara e Ambra, Melania Tumini oppure Maria Makdoum, che "hanno ricostruito onestamente i fatti". Deposizioni, queste, a cui si aggiungono i numerosi dialoghi e sms intercettati, che hanno portato il magistrato a ribadire più volte l'esistenza di un "complesso sistema prostitutivo" per i 'divertimenti' di Berlusconi organizzato grazie "all'attività di intermediazione della prostitizione" da parte di Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora, imputati di reato connesso nel processo gemello. Un sistema "volto a reperire, selezionare, organizzare, compattare e remunerare un gruppo di giovani donne – ha proseguito il pm - dedito al compimento di atti sessuali con l'imputato" che le ricompensava o direttamente con contanti, benefit e "con prospettive di inserimento professionale e politico" o tramite Nicole Minetti, "colei che il 27 maggio 2010 si fece carico della sorte" di Ruby dopo il fermo in Questura.
Nel descrivere al Tribunale come si sarebbero svolte le serate a Villa San Martino - la cena, il dopocena nella sala del bunga-bunga e infine sesso a pagamento nella residenza dell'ex premier – Sangermano ha parlato di "meccanismi competitivi tra le ragazze ansiose di rimanere a dormire" ad Arcore. "Non siamo davanti alla prostituzione di strada – ha osservato – ma a un meccanismo più sofisticato ma non meno lesivo della dignità della donna".
Quanto a Mora e Fede, ha parlato di loro come persone "disponibili a trafficare sesso a pagamento con Silvio Berlusconi per lucrare vantaggi economici". E ancora: "Fede lo faceva per rimanere alla guida di un importante tg nazionale". Nicole Minetti, invece, in sintesi "si prostituiva e agevolava la prostituzione delle altre", che venivano retribuite anche dal ragionier Giuseppe Spinelli, fiduciario di Berlusconi.
Nella ricostruzione del pm, definita dalla difesa "squisitamente di parte, che nulla ha a che vedere con i capi di imputazione", sono state sottolineate altre due "anomalie": la conoscenza da parte di Minetti e di Marystelle Polanko delle dichiarazioni rese da Ruby agli inquirenti ancor prima che il caso fosse stato reso noto dalla stampa e il "controinterrogatorio" della giovane del 6 ottobre 2010 davanti a un misterioso "avvocato", un "emissario di lui" e a Lele Mora, e definito oggi "un gravissimo abuso".
Mentre venerdì prossimo proseguirà il procuratore aggiunto Ilda Boccassini con anche la richiesta di condanna, questa mattina ha deposto il pm Fiorillo, di turno la notte tra il 27 e il 28 maggio di tre anni fa: "Ho sempre mantenuto ferma la mia posizione e cioè che la ragazza venisse affidata a una comunita" anche perché "il sospetto era che svolgesse attività di prostituzione". Inoltre, ha riferito, il commissario di polizia Giorgia Iafrate, alla quale aveva dato disposizioni in questo senso, "non voleva ascoltarmi. Sembrava che il suo fine fosse, come poi si è rivelato, affidare la ragazza" alla persona che si era presentata in Questura poco dopo la telefonata di Berlusconi.
Intanto, l'ex premier, in una lettera ai pm di Napoli che lo hanno indagato per la compravendita del senatore Sergio De Gregorio, si è reso disponibile a rendere l'interrogatorio dopo il 15 marzo. Dopo, probabilmente, la sentenza del processo Ruby.