Sono state rinvenute delle ossa umane all’interno della grotta della Tabussa e immediatamente si sono riaccesi i riflettori su Guerrina Piscaglia. La scoperta dello scheletro è stata fatta da alcuni escursionisti che si trovavano all’interno della riserva dell’Alpe della Luna, nei pressi di Badia Tedalda, che dista circa trenta minuti da Cà Raffaello, nell'Aretino. I reperti ossei sono stati prelevati dai carabinieri del nucleo operativo di Sansepolcro e saranno i Ris di Roma a stabilire se si tratta di Guerrina o no. All’interno della grotta non sarebbero stati trovati vestiti o altri oggetti a lei riconducibili. Quell'area ha avuto una forte importanza storica durante il secondo conflitto mondiale perché rappresentava un rifugio sicuro per i primi partigiani e i briganti. È della 50enne scomparsa quello scheletro oppure appartiene a qualcun altro?

La donna risiedeva a Badia Tedalda, una frazione di Cà Raffaello, con il marito Mirco e il figlio Lorenzo. Il primo maggio 2014, alle 14.20, dopo aver pranzato con i suoceri, esce di casa per fare una passeggiata e non rientra. Da quel momento, il suo telefono risulterà spento.

Pochi giorni dopo, la famiglia riceve dal suo cellulare un sms che preannuncia il suo rientro, ma tale messaggio non avrà un riscontro oggettivo. Guerrina non rientrerà mai a casa dalla sua famiglia. Il marito Mirko sporge denuncia il giorno successivo alla scomparsa ma in un primo momento gli viene riferito che si trattava di un allontanamento volontario. Nel mese di luglio la famiglia inizia a lanciare appelli, a fine agosto partono le ricerche.

Boschi, anfratti, scendono in campo le unità cinofile. Guerrina viene cercata in tutte le zone ma senza alcun esito. Non viene trovata alcuna traccia di lei. Secondo i giudici, sarebbe stata fatta sparire da Padre Graziano - suo amante - in un momento di rabbia, perché si sarebbe sentito minacciato da quella relazione e da una possibile rivelazione da parte della donna ai superiori. Il prete avrebbe fatto sparire il corpo e depistato le indagini in ogni modo. Ha sempre negato ogni suo coinvolgimento nella scomparsa della donna e nell’omicidio. È stato condannato a 25 anni di carcere in via definitiva dalla Cassazione.

Angelo Barraco
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