La Cassazione ha confermato la condanna a 25 anni di carcere per Gratien Alabi, meglio noto come padre Graziano, responsabile dell'omicidio e la distruzione del cadavere di Guerrina Piscaglia.

La casalinga 50enne di Ca' Raffaello (Arezzo) avrebbe avuto una relazione sentimentale con il prelato, poi è scomparsa nel nulla il 1 maggio 2014, e da allora non è mai stata trovata. Secondo i giudici l'uomo temeva di essere ricattato da Guerrina, che voleva lui lasciasse l'abito talare per fuggire con lei, e per questo l'avrebbe uccisa.

Lui, nonostante i tanti indizi a suo carico e la condanna in Appello, ha continuato a dichiararsi innocente: "Dio sa che non ho ucciso Guerrina", così si è sfogato con i suoi confratelli nel convento dei Premostatensi, dove sè ai domiciliari con il braccialetto elettronico.

Domiciliari che finiscono con la condanna definitiva, per Gratien Alabi si riaprono le porte del carcere.

Il Pg Elisabetta Cesqui al termine della requisitoria, nel corso della quale ha esposto in maniera accurata e dettagliata i fatti e gli indizi che hanno portato alla condanna, aveva chiesto di confermare i 25 anni di carcere a Padre Graziano.

"Ho sentito padre Graziano: è in attesa, sta pregando con i confratelli e attende fiducioso la sentenza", aveva dichiarato prima della sentenza il legale del religioso, Riziero Angeletti. "L'esperienza mi insegna che le previsioni non si possono fare, perché ciò che sembra evidente la Cassazione lo può smontare in un attimo".

"Sono nervoso, ma mi tengo forte. Non ho voltato le spalle a Guerrina nonostante ciò che è stato detto, e mai lo farò", queste invece le parole di Mirco Alessandrini, marito di Guerrina. Che ha aggiunto: "Voglio rispetto per la madre di mio figlio, anche nell'ipotesi che mi tradisse. Era un'ottima madre. Voleva bene a Lorenzo, e anche a me".

(Unioneonline/L)
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