Il caso è ufficialmente irrisolto. Unabomber, il misterioso personaggio che tra il 1990 e il 2000 ha portato a termine atti di violenza a base di bombe nell'Italia nordorientale, non ha un nome. Perché mercoledì scorso la Cassazione ha definitivamente confermato la condanna di un poliziotto, Ezio Zernar, colpevole di aver truccato la "prova regina" che aveva incastrato l'ingegnere Elvo Zornitta, risultato per la giustizia estraneo alle accuse. E lui ha annunciato che chiederà un risarcimento allo Stato, "perché Zernar risulta nullatenente", per essere stato additato e perseguitato come autore di numerosi attentati, rivolti soprattutto ai bambini.

CHI È UNABOMBER - L'appellativo è stato usato dalla stampa italiana per somiglianza al caso di un terrorista americano, Theodore Kaczynki, che in 18 anni ha portato a termine attentati con l'uso di esplosivo. Prima di essere catturato, l'Fbi lo identificava con la sigla UNABOM (UNiversity and Airline BOMber), in seguito deformata dai media.

L'ACCUSATO - Elvo Zornitta, veneto, 57 anni, nel 2004 subisce una perquisizione: il suo nome era stato suggerito da uno dei precedenti indagati nella vicenda. In casa vengono trovati oggetti sospetti e compatibili con quelli usati dall'attentatore: le custodie delle sorprese degli ovetti Kinder, petardi privi di polvere pirica, fialette del lievito della Paneangeli. Materiale che anche chi aveva fabbricato le bombe aveva usato. L'ingegnere, inoltre, è un appassionato di bricolage, e questo coincide col profilo criminale stilato dagli inquirenti. Viene pedinato, messo sotto sorveglianza, fino a quando viene annunciato di aver trovato la "prova regina": la compatibilità tra le lame di un paio di forbici sequestrate e i tagli sul lamierino dell'ordigno rinvenuto nella chiesa di Sant'Agnese a Portogruaro. E inizia una "guerra" di perizie tra la procura e il legale di Zornitta. La battaglia finisce col proscioglimento, e la condanna, l'altro ieri, di Zernar.
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