Omicidio Vannini, i consulenti della procura: "Marco ucciso dal ritardo nel chiamare i soccorsi"
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Marco Vannini, il 22enne morto il 18 maggio 2015 nella casa dei genitori della fidanzata a Ladispoli (Roma), avrebbe potuto salvarsi se fosse stato soccorso subito dopo esser stato colpito dal proiettile sparato dal capofamiglia, Antonio Ciontoli.
È questa la conferma arrivata dal medico legale Luigi Cipolloni e il cardiologo Carlo Gaudio, entrambi consulenti della procura, che hanno parlato oggi al processo a carico dei Ciontoli davanti alla prima corte d'Assise di Roma.
LA RICOSTRUZIONE - Secondo la procura di Civitavecchia che ha coordinato l'indagine, il ritardo nella richiesta di aiuto è stato determinante nel provocare la morte del ragazzo.
Secondo l'accusa Antonio Ciontoli, militare della Marina e padre di Martina, che all'epoca dei fatti era la fidanzata della vittima, avrebbe sparato per errore al ragazzo, e con la moglie, Martina e l'altro figlio avrebbe ritardato i soccorsi nel tentativo di coprire quanto accaduto per timore delle conseguenze.
Infatti, dopo la tragedia ai soccorritori chiamati per telefono gli imputati avevano detto che Vannini si era ferito con un pettine e per questo aveva una crisi di panico in corso.
Ciontoli ha poi ammesso che il giovane era stato colpito da un proiettile solo quando quest'ultimo era già nel punto di primo soccorso: la ferita che aveva sotto l'ascella destra, a prima vista, non lasciava pensare a un colpo di arma da fuoco. Ma il 22enne - che secondo quanto detto in aula dalla madre indossava abiti diversi rispetto a quando era uscito - aveva ormai perso oltre due litri di sangue.
E il proiettile aveva ferito cuore e polmoni, provocando danni che di lì a poco lo avrebbero ucciso.
GLI IMPUTATI - L'intera famiglia - formata da Antonio Ciontoli, la moglie Maria e i figli Martina e Federico - è stata iscritta nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario, mentre a Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli, è stata contestata l'omissione di soccorso.
Per il pm Alessandra D'Amore, che ha coordinato le indagini, tutti gli imputati "in concorso tra loro hanno ritardato i soccorsi fornendo informazioni scarse e contrastanti" sull'incidente, provocando la morte di Vannini.