Sono stati i cellulari a tradire i tre nigeriani fermati con l'accusa di concorso nell'omicidio volontario di Pamela Mastropietro, la 18enne trovata cadavere a Pollenza all'interno di due trolley.

Le celle telefoniche hanno confermato la presenza dei tre nella zona dell'appartamento in cui la ragazza è stata uccisa, al terzo piano di via Spalato 124.

Emergono inoltre dai tabulati 17 telefonate, tutte molto brevi, intercorse tra i tre nelle ore del delitto.

Innocent Oseghale, 29 anni, è stato arrestato subito, il 31 gennaio. A lui si osno aggiunti Desmond Lucky, anni 22, e Lucky Awelima, di anni 27, fermati entrambi venerdì. Awelima è stato fermato alla stazione centrale di Milano mentre stava andando in Svizzera.

I tre negano, ma appaiono poco credibili. Lo stesso Awelina, per esempio, continua a negare di essere stato a Macerata lo scorso 30 gennaio (giorno dell'omicidio), ma il suo telefono è stato localizzato nell'appartamento degli orrori per tutto il pomeriggio.

Tutte le prove convergono verso i tre - accusati di concorso in omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere - ma la Procura precisa che le indagini non sono affatto chiuse: si attendono ancora gli esiti di diversi accertamenti di laboratorio.

E c'è un mistero ancora irrisolto, il movente.

I tre nigeriani sono reclusi nel carcere di Montacuto (Ancona), a una manciata di passi dalla cella in cui c'è Luca Traini, il 28enne che per vendicare Pamela ha sparato all'impazzata contro i migranti, ferendone sei.

(Unioneonline/L)

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