Nuova puntata della battaglia legale di Massimo Bossetti in relazione all’elemento cruciale della sua condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, il Dna di “Ignoto 1”. I legali del carpentiere di Mapello hanno denunciato la presunta alterazione dei materiali genetici e sul caso indaga la Procura di Venezia per frode processuale e depistaggio. Gli stessi pm di Bergamo finiti nell’inchiesta avevano trasmesso gli atti del procedimento, per “motivi di competenza”, ai colleghi veneziani “per le opportune valutazioni”.

Indagati sono il presidente della prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e Laura Epis, funzionaria responsabile dell'Ufficio corpi di reato. L’indagine sarebbe ora vicina alla chiusura.

L'obiettivo dei difensori di Bossetti è sempre quello di scovare un appiglio che consenta una revisione del processo. "Abbiamo chiesto mille volte di poter riesaminare i reperti confiscati dopo la sentenza definitiva - dice l'avvocato Salvagni - Ma ci è stato sempre negato. Quando invece, nel 2019, il Tribunale di Bergamo accolse la nostra richiesta ci sentimmo poi dire però che i campioni 'sarebbero stati distrutti'; cosa che apre molti interrogativi".

Nel novembre 2019, nel corso di un’intervista a un settimanale, uno dei consulenti della Procura di Bergamo aveva detto che i campioni genetici c'erano ancora, conservati al San Raffaele di Milano. Cosa vera, aveva puntualizzato il consulente della famiglia Gambirasio, Giorgio Portera, specificando però che in realtà si trattava solo di "alcune porzioni intorno alla traccia 31 G20, che diede la compatibilità più forte con Bossetti, ma che è esaurita e non potessero dare contributi in più rispetto a quelli già noti".

(Unioneonline/s.s.)

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