La commissione per la riforma del codice penale, da lui presieduta, «ha concluso che il concorso esterno in associazione mafiosa andava tipicizzato con una norma ad hoc, perché non esiste come fattispecie autonoma nel codice, ma è il frutto di una interpretazione giurisprudenziale che coniuga l'art 110, sul concorso, con il 416 sull'associazione».

Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in una lunga intervista al Corriere della Sera. Questo «ha comportato un'estrema incertezza applicativa. Le voci per introdurre una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense», precisa poi.

Alla domanda se non tema così di favorire il crimine, Nordio risponde: «La mia interpretazione è anche più severa, perché anche chi non è organico alla mafia, se ne agevola il compito, è mafioso a tutti gli effetti. Se si affrontassero questi argomenti con animo freddo e pacato, e non con polemiche sterili, troveremmo una soluzione: scrivere una norma ad hoc molto semplice e molto chiara». «Il concetto di concorso esterno è un ossimoro – prosegue poi –: o si è esterni, e allora non si è concorrenti, o si è concorrenti, e allora non si è esterni».

Rispetto allo scontro politica-magistratura «il confronto continuerà – precisa ancora Nordio – . Sono stato magistrato per quarant'anni, e mi sento ancora tale».

Parlando di separazione delle carriere, Nordio sostiene che essa è «consustanziale al processo accusatorio voluto da Vassalli. Purtroppo è stato attuato a metà. Esiste in tutto il mondo anglosassone, e non mina affatto l'indipendenza della magistratura requirente. Tuttavia richiede una revisione costituzionale. Comunque fa parte del programma di governo, e sarà attuata. Significa anche discrezionalità dell'azione penale e facoltà del pm di ritrattarla. Tutte cose che in questo momento la Costituzione non consente. Ma eviterebbero almeno un 30% dei processi che si rivelano inutili e dannosi».

(Unioneonline/v.l.)

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