«Non possiamo permetterci di essere indifferenti o voltare lo sguardo altrove. È il tempo di unire le forze». Lo ha detto Gino Cecchettin, alla presentazione della Fondazione dedicata alla figlia Giulia, la giovane veneta uccisa dal fidanzato Filippo Turetta nel novembre 2023.

«Quando si affrontano tragedie tali, la vita ti sorprende sempre dandoti scopi nuovo. E oggi sono qui per parlarvi proprio di questo. Oltre un omaggio a Giulia quello della fondazione è un impegno che riguarda il coinvolgimento di ciascuno di noi», ha aggiunto Cecchettin, spiegando che «la fondazione ha il compito di educare per produrre un cambiamento. La violenza di genere è frutto di un fallimento collettivo: non è solo una questione privata. Dobbiamo educare le nuove generazioni».

Alla presentazione è intervenuto, con video-messaggio, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: «La possibilità libera e non discriminata di avere varie opportunità di realizzazione personale e professionale – ha detto Valditara – è un obiettivo fondamentale di chi crede nei valori della dignità di ogni persona. E per perseguirlo abbiamo di fronte due strade: una è concreta e ispirata ai valori costituzionali, l'altra è la cultura ideologica. In genere i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi, ma ad affermare una personale visione del mondo. E la visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato».

Patriarcato che secondo Valditara non esiste più in Italia in quanto «è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza». Ma, ha sottolineato Valditara, «nel nostro Paese ci sono ancora residui di maschilismo, di machismo, che vanno combattuti e che portano a considerare la donna come un oggetto».

Valditara ha anche affermato che l’aumento dei reati contro le donne sono legati all’immigrazione: «Deve essere chiara a ogni nuovo venuto, a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l'incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale».

Le parole del ministro, in particolare quelle sul patriarcato, non sono state pienamente gradite a Giulio Cecchettin: «Diciamo – ha commentato il padre di Giulia - che ci sono dei valori condivisi e altri sui quali dovremo confrontarci».

Videomessaggio alla presentazione della Fondazione anche da parte della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella: «Temo che nessuna legge avrebbe potuto salvare Giulia Cecchettin né altre donne che non sospettavano la violenza che covava nel cuore dell'uomo che sosteneva di amarla e che appariva al mondo come un bravo ragazzo», ha detto Roccella. Aggiungendo: «Sappiamo tutti che è necessario intervenire su molti altri fronti, se vogliamo provare davvero a cambiare l'atteggiamento maschile di fronte alla nuova libertà delle donne».

(Unioneonline)

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