"Ho temuto per la tenuta democratica del Paese di fronte alle barricate per l'arrivo di migliaia di stranieri, e ai sindaci che mi dicevano di no. Ho capito che andava governato subito il flusso migratorio e l'abbiamo fatto".

Queste le parole del ministro dell'Interno, Marco Minniti, che è tornato a parlare dell'emergenza migranti intervenendo a Pesaro nell'ambito della festa dell'Unità dedicata agli enti locali.

"Abbiamo fatto da apripista, a Parigi hanno approvato il nostro lavoro", ha dichiarato, facendo riferimento alle parole di apprezzamento dei leader europei - prima tra tutti la cancelliera tedesca Angela Merkel - al summit organizzato nella capitale francese, a cui ha preso parte anche il premier Paolo Gentiloni.

"Se un uomo fugge da guerre e carestie io ho il dovere di accoglierlo come Dio comanda", ha aggiunto Minniti, che ha affrontato anche il tema dello Ius Soli, difendendo la proposta di legge del partito democratico.

"Un ragazzino nato in Italia, che studia qui, perché deve aspettare 18 anni per diventare italiano? Lo Ius Soli è politica di integrazione perché rende il nostro paese più sicuro", ha detto.

Infine, dopo l'espulsione di un marocchino dall'Italia avvenuta ieri, il ministro è tornato sul tema del terrorismo e sulla possibilità di attacchi nel nostro Paese.

"Partiamo dal presupposto che io sono scaramantico, e quindi 'mai dire mai', però ricordiamoci che a differenza di tutti gli altri Paesi l'Italia viene da due vittorie: abbiamo sconfitto il terrorismo interno e il terrorismo mafioso, quando la mafia decise di mettere le bombe. I responsabili di quelle decisioni sono tutti al 41 bis", ha precisato.

"La nostra polizia è fra le più brave e preparare al mondo. Non lo dice il ministro dell'Interno, sarebbe facile, ce lo dicono i nostri partner", ha poi concluso.

(Redazione Online/F)

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