Anomalie nel cellulare di Liliana Resinovich, da cui sarebbero state cancellate tutte le attività compiute dopo la scomparsa della donna.

Lo riferisce Nicodemo Gentile, legale del fratello Sergio Resinovich. Una «anomala discrasia» tra quanto risulta dai tabulati telefonici e quanto è stato memorizzato dal telefono della donna sarebbe stata rilevata nel corso di accertamenti tecnici sul dispositivo.

In particolare tra le 11.24 e le 13.06 del 14 dicembre 2021, quando Liliana è uscita e ha lasciato il telefono a casa, dai tabulati risultano attività di cui non c’è traccia invece sul telefono. Sarebbe inoltre stata cancellata la chiamata delle 8.22 dello stesso 14 dicembre tra Liliana e l’amico Claudio Sterpin. Il legale ha dunque chiesto di approfondire ulteriormente gli accertamenti tecnici sul dispositivo.

Nella fascia oraria indicata (dalle 11.24 alle 13.06) i tabulati «danno conto di attività di cui non v'è traccia invece nel telefono, nonostante, su richiesta della difesa di Sergio Resinovich, di recente si era provveduto a realizzare una copia esaustiva c.d Full-File-System». Secondo la difesa del fratello della vittima, si tratterebbe di una vicenda di «fondamentale importanza». Il legale ha anche chiesto di ottenere «copia integrale del dispositivo, anche al fine di chiarire cosa sia successo in occasione della telefonata delle ore 10,56, in entrata sul telefono della donna e di comprendere quando sia stata cancellata la chiamata delle 8,22 del 14/12/2021 (tra Liliana e Sterpin) che, infatti, risulta nei tabulati ma non nel registro chiamate del telefono della donna».

Liliana Resinovich, 63 anni di Trieste, è scomparsa da casa sua il 14 dicembre 2021, uscita e svanita nel nulla. A denunciarne la scomparsa fu il marito Sebastiano Visintin, che raccontò di averla salutata la mattina del 14 dicembre alle 7.45, quando la donna stava per uscire per raggiungere a casa Sterpin e dargli una mano nelle faccende domestiche. Il 5 gennaio 2022 il corpo della donna è stato trovato in circostanze misteriose nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste: avvolto in due sacchi neri, con la testa infilata in due sacchetti di plastica tenuti da un cordoncino.

(Unioneonline/L)

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