Il padre di Riccardo, morto sotto la sabbia: «Io indagato, è disumano. Non ho ucciso mio figlio»
«Atto dovuto», spiegano dalla Procura, «l’omicidio colposo era l’unica fattispecie ipotizzabile». Ma l’uomo non ci sta(Ansa)
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«Ma come indagato? Non ho ucciso mio figlio, questo è disumano».
A parlare è il papà di Riccardo Boni, il ragazzo di 17 anni morto sepolto in un buca da lui stesso scavata sulla spiaggia di Montalto di Castro, nel Viterbese.
L’uomo è indagato per omicidio colposo. Un atto «dovuto», spiegano dalla Procura, per accertare cosa sia accaduto e disporre l’autopsia sul corpo del giovane. Il ragazzo era minorenne e ai genitori spettava la vigilanza.
«Non c'erano altre fattispecie ipotizzabili oltre all’omicidio colposo», spiega il procuratore Liguori. «Ciò che ci interessa è capire com'è morto il ragazzo, se ha avuto un malore prima di essere seppellito dal crollo, mentre scavava quella buca di un metro e mezzo per far contenti i fratellini».
Ma il padre di Riccardo non ci sta, e si sfoga in un’intervista al Corriere della Sera: «Ma come indagato? Ma questo è disumano! Omicidio colposo? È assurdo, io non ho ucciso mio figlio. Voglio capire che cosa è successo in quella buca maledetta, com'è morto Riccardo, se ha avuto un malore per la fatica, il caldo. E perché non ha gridato, non mi ha chiesto aiuto?».
Li stava tenendo a portata di vista, racconta l’uomo: «Ero lì, a due-tre metri. Riccardo era alto 1,75 metri, la buca era 1,50 e con la testa veniva fuori. Non so se è stato il caldo, la fatica, a un certo punto deve essersi accasciato e non ha avuto neanche il tempo di gridare. Perché non lo ha fatto?».
L’iscrizione nel registro degli indagati, insomma, aggiunge dolore a un dolore già immenso.
(Unioneonline/L)