Torna l’incubo aviaria in Italia. È infatti in aumento in Italia la circolazione del virus H5N1 dell'influenza aviaria fra gli uccelli selvatici, con il rischio che questi possano trasmettere il virus agli allevamenti avicoli.

L’allerta emerge dai dati del Centro di referenza nazionale ed europeo per l'influenza aviaria presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.

Il ministero della Salute ha diramato pochi giorni fa una nota in cui ravvisa la necessità, afferma l'IZSVe, di rafforzare la sorveglianza dei volatili selvatici e l'applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli. 

Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale ha espresso preoccupazione per il crescente e inedito numero di focolai di influenza aviaria in tutto il mondo, che potrebbe avere un pesante impatto sull'economia, sulla biodiversità e sulla salute pubblica.

«Dall'ottobre 2021, un numero senza precedenti di focolai è stato segnalato in diverse regioni del mondo, raggiungendo nuove aree geografiche e provocando un impatto devastante sulla salute e sul benessere degli animali», scrive l’Organizzazione in una nota.

E, oltre all'impatto economico per il settore avicolo e a quello sulla biodiversità, crescono i timori per l'uomo. «Un numero crescente di casi di influenza aviaria H5N1 è stato segnalato in diversi mammiferi, sia terrestri sia acquatici, causando morbilità e mortalità. Ciò suscita una crescente preoccupazione per la minaccia per la salute degli animali domestici e selvatici, per la biodiversità e potenzialmente per la salute pubblica», afferma  ancora l'organizzazione.

Il timore è che il virus dell'influenza aviaria H5N1 «possa adattarsi meglio ai mammiferi e diffondersi all'uomo e ad altri animali».

Inoltre, alcuni di questi animali, per esempio i visoni, possono favorire l'ibridazione di diversi virus «portando all'emergere di nuovi ceppi e sottotipi che potrebbero essere più dannosi per gli animali o per l'uomo. Le infezioni segnalate di recente nei visoni d'allevamento destano preoccupazione perché le infezioni di un gran numero di mammiferi tenuti l'uno vicino all'altro esacerbano questo rischio», conclude l'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale.

Dall'inizio di febbraio, focolai dovuti a virus aviari ad alta patogenicità sono stati riscontrati per la prima volta in Uruguay, Argentina, Cuba e Bolivia. 

(Unioneonline/l.f.)

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