La Fase 2 dell'emergenza coronavirus apre le porte di casa soprattutto a lavoratori uomini escludendo due categorie già penalizzate sul mercato del lavoro, donne e giovani.

E' la conclusione di uno studio di Alessandra Casarico, professoressa di Scienza delle finanze all'Università Bocconi, e Salvatore Lattanzio, dottorando in Economia all'Università di Cambridge, pubblicata su Lavoce.info che evidenzia come nella Fase 2 "torneranno al lavoro in larga maggioranza lavoratori uomini" mentre resteranno a casa due categorie che già avevano difficoltà sul mercato del lavoro, donne e giovani.

I due ricercatori, lavorando sulla distribuzione per genere e per età tra i vari gruppi di attività economiche consentite dal 4 maggio, sottolineano che il 72 per cento dei lavoratori che tornano al lavoro lunedì sono uomini.

"Il risultato non è una sorpresa, dal momento che le attività manifatturiere e delle costruzioni sono tipicamente a predominanza maschile - si legge nello studio -. Tuttavia, questo massiccio rientro al lavoro di uomini finirà per caricare di ulteriori compiti di cura le donne all'interno delle famiglie, rischiando di ridurre ancora di più la loro offerta di lavoro, già minata dalla chiusura delle scuole e dalla assenza di alternative credibili alla gestione diretta dei carichi familiari. Per le attività che erano già aperte e per quelle che resteranno chiuse si osserva un sostanziale equilibrio tra uomini e donne, anche se in quelle chiuse la percentuale femminile è leggermente superiore".

Lo studio evidenzia anche come "le misure di blocco delle attività produttive hanno interessato in misura maggiore i lavoratori più giovani e le attività che riapriranno sembrano confermare il dato": c'è infatti "uno squilibrio tra quelle che restano chiuse - dove un lavoratore su tre ha meno di 30 anni e quasi due su tre hanno meno di 40 anni - e quelle che sono aperte o riapriranno a breve, per le quali la distribuzione è spostata verso le fasce meno giovani".

Dunque per gli autori della ricerca gli effetti del lockdown imposto dal coronavirus dal punto di vista economico rischiano di riverberarsi in maniera peggiore sulle donne e i giovani, già penalizzati.

(Unioneonline/F)
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