"C'era la possibilità che a bordo della Diciotti ci fossero infiltrazioni terroristiche o criminali, anche se il Tribunale dei ministri non ne ha tenuto conto", è quanto sostengono i funzionari del Viminale davanti ai magistrati siciliani, anticipando in qualche modo la linea difensiva nell'eventuale processo per sequestro di persona aggravato.

Il ministro, che all'inizio diceva di voler andare a processo, ha cambiato idea, e oggi in una lettera al Corriere ha chiesto ai senatori di votare contro l'autorizzazione a procedere e salvarlo dal processo, in cui rischia dai 3 ai 15 anni per sequestro di persona aggravato.

"A quanto risulta - continua il Viminale - il rischio di infiltrazioni era emerso più volte, anche in occasione del comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblico che si era svolto pochi giorni prima in Calabria".

Non finisce qui, il Viminale mette in dubbio un altro aspetto della ricostruzione dei magistrati. "Parlano di gravi condizioni psico-fisiche dei migranti a bordo. Eppure, quando fu dato il via libera allo sbarco dei minori, gli extracomunitari decisero di restare volontariamente a bordo per terminare un rito religioso per circa due ore. E gli stranieri erano così stremati da potersi permettere di rifiutare, nel giro di pochissimi giorni, l'accoglienza. La maggior parte di loro lasciò i centri, preferendo frequentare organizzazioni opache come Baobab con l'obiettivo di lasciare il Paese e far perdere le loro tracce".

(Unioneonline/L)
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