La Procura di Padova ha aperto un nuovo filone nell'inchiesta avviata dopo che il 30 settembre scorso l'avvocato ed ex parlamentare padovano Piero Longo, già difensore di Silvio Berlusconi, era stato vittima di un agguato.

Si era trovato sotto casa tre persone e si era difeso sparando due colpi per allontanarle dopo essere stato strattonato e colpito con due pugni. Longo sarebbe ora accusato di abuso sessuale ai danni di minore.

Per motivare le ragioni dell'aggressione, due degli assalitori hanno parlato di un tentativo di "chiarimento" e chiamato in causa la terza persona che si trovava davanti alla casa del penalista, una donna che oggi ha 31 anni, figlia di un'ex compagna di Longo, vittima - secondo quanto sostenuto dalla coppia - delle sue "attenzioni" quando era minorenne.

Ma la faccenda è del tutto oscura: anzitutto la donna non ha mai confermato la circostanza e il reato, che risalirebbe a 17 anni fa, si avvia verso la prescrizione. Longo ha presentato denuncia per diffamazione contro i due aggressori, sostenendo che nulla di quanto riferito è vero.

"E' stato lo stesso Longo a denunciare tempestivamente alla Procura della Repubblica di Padova le diffamatorie dichiarazioni che si erano apprese da indiscrezioni di stampa propalate da quegli stessi aggressori - sottolinea l'avvocato Niccolò Ghedini, difensore del penalista - che, a dire del consulente tecnico medico dottor Zancaner, avrebbero commesso proprio nei confronti dell'avvocato un tentato omicidio con gravissimi danni fisici".

Per Ghedini quanto detto dalla coppia sarebbe solo un tentativo di difendersi dalle accuse. "Stanno evidentemente tentando - osserva - di giustificare atti di eccezionale violenza e pericolosità con dichiarazioni assurde ed inverosimili". Sempre Ghedini ha reso noto che stamane, in relazione alle notizie apparse sulla stampa, l'avvocato Longo si è recato in Procura e, oltre a ribadire la denuncia a suo tempo proposta, anche per diffamazione, "ha rappresentato l'assoluta inconsistenza e infondatezza di ogni ipotetico illecito, che per altro non è neppure cristallizzato in un capo di incolpazione". "Si tratta in realtà - spiega Ghedini - di una iscrizione quale atto dovuto, correlata a dichiarazioni "de relato" rilasciate dai suoi aggressori, non confermate in alcun modo dalla diretta interessata". Infine Ghedini ha annunciato che domani provvederà a depositare una denuncia "per violazione del segreto di indagine ex art. 326 codice penale e relativa indebita pubblicazione ex art. 114 codice di procedura penale".

(Unioneonline/D)
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