Italia verso i 30mila casi a Natale. Gli esperti: “Anche i bimbi diffondono il virus”
Davanti alla Delta i bambini sono più indifesi. La terza dose è necessaria? Dopo sei mesi aumentano contagi e casi di malattia grave. Senza nuove varianti potrebbe essere l’ultima
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La curva dell'epidemia di Covid-19 in Italia sta salendo più rapidamente, con un tempo di raddoppio che si è ridotto da 20 a 14 giorni circa e per Natale potrebbe portare ad un numero di casi compreso fra 25.000 e 30.000, secondo le stime del fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”.
Per Guido Rasi, consulente del Commissario all'emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, il Natale 2021 potrebbe essere migliore di quello 2020. Ma comunque non saranno festività come quelle pre-Covid.
E' stabile l'indice di contagio ma superiore a 1: il Covindex, il parametro sovrapponibile all'indice Rt e aggiornato sulla base del rapporto fra nuovi casi positivi e tamponi, è ancora 1,23. Questo significa che l'epidemia continua a crescere e che la situazione va considerata con grande attenzione. "Nell'ultima settimana si è abbassato il tempo di raddoppio dei casi, che adesso è di circa 14 giorni. Questo significa - ha rilevato Sestili - che a fine novembre potemmo avere circa 15.000 casi e per Natale intorno a 30.000 casi". Si tratta di una stima e, ha precisato, "come ogni stima ha dei margini di errore, ma al momento è plausibile". Naturalmente, ha proseguito, "vanno considerate tutte le variabili del caso, in quanto eventuali misure di contenimento potrebbero limitare la crescita dell'epidemia, ma è anche possibile che l'epidemia progredisca più velocemente perché siamo ancora in una fase di espansione e sembra che il tasso di crescita stia aumentando nel tempo".
Anche secondo Rasi "siamo molto a rischio" e "in un equilibrio molto precario", ma "se saremo molto disciplinati in questo mese che rimane, potremo avere un Natale migliore di quello dell'anno scorso, ma normale direi di no". Quello che è certo per Anthony Fauci, consigliere per la pandemia del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, è che la soluzione non è nelle mani di un solo Paese: "Nonostante gli impressionanti successi dal punto di vista scientifico nello sviluppare rapidamente numerosi vaccini sicuri ed efficaci - ha detto - la loro distribuzione, come anche quella delle varie cure, non è stata uguale in tutto il pianeta".
VACCINI AI BIMBI – Vaccinare i bambini è il nuovo punto su cui si discute. Se i più piccoli avevano sostenuto bene l'impatto della variante Alfa, davanti alla Delta sono più indifesi. Per Rasi anche i bimbi possono dare un contributo alla diffusione del virus, ma la protezione del vaccino "è soprattutto per loro stessi perché vediamo che, purtroppo, la variante Delta in questa quarta ondata non risparmierà neanche loro".
Il primo via libera ai vaccini per i bambini di età compresa fra 5 e 11 anni è arrivato dall'ente regolatorio statunitense, la Food and Drug Administration (Fda), mentre è in corso la valutazione da parte dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema). Le indicazioni della Fda riguardo le dosi per i bambini prevedono un terzo dell'attuale vaccino Pfizer e un decimo del Moderna: per tutte e due i vaccini si prevede quindi una dose di 10 milligrammi invece di 30 e 100, rispettivamente.
TERZA DOSE – L'altra grande domanda sui vaccini riguarda la terza dose. E' davvero necessaria? La risposta è sì stando ai dati pubblicati recentemente sul New England Journal of Medicine e arrivati da Israele, il Paese che per primo ha promosso una campagna di massa con il vaccino della Pfizer/BioNTech: indicano che gli anticorpi cominciano a ridursi già a due mesi dalla seconda dose in tutte le fasce d'età e che dopo sei mesi si riscontra un aumento sia dei contagi, sia dei casi di malattia grave. "Alla luce dei dati rilevati in Israele, c'è da attendersi un aumento ulteriore di contagi e malati gravi", ha osservato il virologo Francesco Broccolo dell'università di Milano Bicocca.
Per quanto tempo sarà efficace la terza dose? Per Rasi non è da escludere che possa essere l'ultima, se non emergeranno nuove varianti. Molti immunologi, ha detto, valutano che “il ciclo tradizionale di una vaccinazione preveda tre dosi" perché queste "sono per il sistema immunitario un ciclo completo, che stabilizza la memoria immunologica. Se le varianti del virus restano queste, potremmo aver finito qui. Sono fra gli ottimisti".
(Unioneonline/D)