Cloe Bianco aveva deciso che doveva morire

Pochissimi i dubbi che non sia suo il cadavere carbonizzato trovato sabato scorso in un furgone incendiato a lato della strada regionale tra Auronzo e Misurina, in provincia di Belluno. Sarebbe stata proprio lei ad appiccare il fuoco nel camper in cui viveva, stanca della vita di emarginazione cui era costretta da tempo.

Docente di fisica, transgender, il declino di Cloe Bianco era cominciato nel 2015, nel giorno in cui aveva deciso di presentarsi agli allievi all'istituto di Agraria "Scarpa-Mattei" di San Donà di Piave vestita da donna. “Da questo momento mi vestirò da donna, perché è così che sono a mio agio”. Discorso chiuso, la lezione di fisica era proseguita. Ma non aveva fatto i conti con i pregiudizi e l’immotivata rabbia che le sue dichiarazioni avrebbero raccolto.

Il padre di un’allieva, che si disse choccata dalle parole della professoressa, scrisse direttamente all'assessore regionale all'istruzione Elena Donazzan raccontando di quella "carnevalata". "Ma davvero - aggiunse - la scuola si è ridotta così?".

La scuola l’aveva sospesa e la vicenda era finita in aula: il presidente del tribunale del lavoro di Venezia, pur "senza voler criticare una ‘legittima scelta identitaria’, sognata da Bianco dall'età di 5 anni", stabilì che la sospensione di tre giorni inflitta dalla scuola "era stata giusta" perché il coming out non era stato "responsabile e corretto". Troppo poco il tempo per “preparare” la scolaresca al fatto che il professor Luca Bianco diventava la professoressa Cloe Bianco.

Quella sconfitta per lei è stata decisiva e definitiva, segnando un cammino di allontanamento dalla società causato dai "tentativi di annientamento" della sua persona da parte di chi le stava intorno.

Da qualche anno, lontano dall'ex moglie e dalla figlia, Cloe viveva da sola in un vecchio camper. L'intenzione del suicidio l'aveva anticipata nel suo blog il 10 giugno, pubblicando un testamento. "Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest'ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l'ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto".

La Procura della Repubblica di Belluno ha disposto ora l'esame del Dna per accertare ufficialmente che si tratta di lei, ma dubbi, sostanzialmente, non ve ne sono. 

(Unioneonline/D)

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