Il corpo della donna trovato ieri in un boschetto a Trieste era in due sacchi ( a formarne uno solo) del tipo utilizzato nei condomini e aveva la testa in due sacchetti di plastica trasparente di quelli impiegati in cucina.

Un elemento questo che lascia pensare ad una morte causata da soffocamento, ma sul corpo è stato confermato che non sono stati trovati segni di violenza né di lotta. Una situazione che lascia gli investigatori convinti del fatto che "ogni ipotesi rimane aperta, compresa quella del suicidio", come ha detto il Procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo.

Per capire se sia il cadavere di Liliana Resinovich, donna di 63 anni scomparsa il 14 dicembre scorso e residente nello stesso quartiere, bisogna aspettare sino a domani. Il riconoscimento del cadavere non è stato ancora effettuato, gli investigatori hanno ritenuto di non mostrare ieri, sul posto, il corpo al marito di Liliana.

Liliana Resinovich (foto Facebook)
Liliana Resinovich (foto Facebook)
Liliana Resinovich (foto Facebook)

Ancora non è stato conferito invece l’incarico per l’autopsia che deve far luce sulle cause e sulla data del decesso.

Anche sul sito del ritrovamento ci sono più ipotesi: se è vero, come è stato detto più volte, che il cadavere non mostrava le condizioni di un corpo fermo lì da una ventina di giorni, è anche vero che le temperature fredde registrate nei giorni scorsi renderebbero questa stessa ipotesi plausibile, il freddo potrebbe aver rallentato la decomposizione.

(Unioneonline/L)

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