Nel 2015, scavalcando una recinzione, si procurò una distorsione alla caviglia. Ma alcune “lesioni vascolari” indussero i medici ad amputargli la gamba, dal ginocchio in giù.

Ma il paziente – Davide Patané, 29 anni – decise poi di denunciare l'azienda ospedaliera Città della Salute di Torino perché il monitoraggio delle sue condizioni “non fu tempestivo”. Oggi è arrivato il risarcimento, in sede civile (l'inchiesta penale, dove furono indagati 68 medici, fu archiviata): l’Azienda ospedalierà dovrà pagare al giovane 700mila euro di Danni. "Non solo - spiegano i legali del 29enne, Gaetano Catalano, Renato Ambrosio e Fabiana Raimondi - ma per la prima volta verranno liquidati anche i familiari, cosa che accade solo quando c'è un decesso". 

"Prima facevo sport, basket, capoeira tracking in montagna e uscivo con gli amici. Dopo l'incidente tutto questo rimane un sogno", racconta proprio Patanè, parlando del suo calvario ospedaliero negli ospedali piemontesi, dal Cto alle Molinette.

"È stato un gran dolore - aggiunge - non cercavo una vendetta, perché tanto la ferita rimane".

Al giovane sono stati riconosciuti il danno biologico e morale sulla base di una invalidità permanente del 40%. Anche ai suoi familiari, come detto, è stato riconosciuto un danno perché, come ha spiegato il presidente del Tribunale nella sentenza, facendo proprie le parole dei legali di Patanè, "la perdita di un parente comporta una grave e profonda ferita che con gli anni è destinata a rimarginarsi lasciando una vasta cicatrice, la lesione del rapporto parentale per le gravi menomazioni di un congiunto, invece si sostanzia in una ferita, a volte meno grave e profonda, ma destinata a rimanere sempre aperta e che potrebbe essere per questo foriera di una sofferenza analoga".

(Unioneonline/l.f.)

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