Giovanni Masia confidava nella salvezzaIl figlio: "Ho lasciato mio padre sereno"
Il numero dei dispersi, nella tragedia della Costa Concordia, resta incerto. Il bilancio per ora è di sei morti: 29 le persone che mancherebbero all'appello. Agli arresti, con accuse pesantissime, è il comandante Schettino. Tutta sarda la tragedia di Claudio Masia, di Portovesme, che racconta gli ultimi minuti del padre. «Quando è stato ritrovato aveva un taglio in testa».Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sono stati resi noti i vivaci scambi telefonici, durante le ore più drammatiche del naufragio, tra Schettino e la Capitaneria del porto. «Comandante, che fa, ha lasciato la nave?». «No, sono qui, sto coordinando lo sgombero. Quanti sono i morti?». «Comandante, deve dircelo lei!». Schettino intanto era già sulla scialuppa.
IL RACCONTO DI CLAUDIO MASIA - «Io avevo capito immediatamente che in quelle condizioni difficilmente saremmo potuti uscirne vivi. Ero disperato, preoccupato per miei figli, mia moglie, mia nipote, i miei genitori. Mio padre invece era sereno, anche quando la nave ha cominciato a inclinarsi, a imbarcare acqua. Invitava tutti a restare calmi, tranquilli, aveva massima fiducia negli altri, sperava che in qualche modo sarebbero venuti a salvarci».
Questo è il racconto che Claudio Masia, 49 anni, operaio in cassa integrazione della Ila di Portovesme, fa del padre Giovanni, morto a 85 anni nel naufragio della nave da crociera Costa Concordia.