«Voglio manifestare la mia amarezza perché il Tribunale non ha accolto le richieste dei miei avvocati, la possibilità di avere in mano le cosiddette chat 'omissate', perché, come ha sottolineato l'avvocato Viglione, la difesa rimane mortificata, non può esercitare completamente il diritto di difesa se non ha tutto il materiale».

Lo ha dichiarato ai giornalisti il cardinale Angelo Becciu al termine dell’udienza di oggi, la 60esima, penultima della fase istruttoria del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, nella quale il Tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone ha respinto dopo un'ora di camera di consiglio l'eccezione della difesa del cardinale Becciu che chiedeva l'acquisizione integrale dei 126 messaggi chat inviati a fine novembre da Genoveffa Ciferri, amica di mons. Alberto Perlasca, al promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, riguardanti anche il rapporto con l'altra testimone Francesca Immacolata Chaouqui.

Di questi solo sei sono stati resi disponibili alle parti mentre gli altri 120 sono coperti da “omissis”.

Il suo avvocato Fabio Viglione aveva chiesto il deposito dei messaggi WhatsApp perché «servono una lettura diversa e una chiarificazione», visto «il quadro di per sé inquietante» e le «manovre nelle retrovie» relativamente alla redazione del memoriale di mons. Perlasca del 31 agosto 2020, che rappresentò «un momento di svolta nelle indagini», «un punto di discontinuità rispetto al suo precedente interrogatorio del 26 aprile 2020». «Mons. Perlasca ha ricevuto un'imbeccata per il suo memoriale - aveva aggiunto il difensore di Becciu -. Occorre capire che origine abbiano quelle chat, quale rapporto ci fosse tra Ciferri e Chaouqui».

L’ATTACCO – «Si è chiesto di far chiarezza su questa vicenda, sulla vicenda di questi tre signori, mons. Perlasca, la signora Chaouqui e la signora Ciferri - ha proseguito oggi Becciu - che hanno detto loro stessi di aver tramato contro di me. È una trama che hanno fatto». Una trama «che ha portato a strumentalizzare il Papa - ha aggiunto Becciu -. Si sono serviti del Papa per portare avanti un piano vendicativo nei miei riguardi. Non capisco perché non si faccia chiarezza su questo aspetto».

«I tre sono tranquilli, liberi - ha dichiarato ancora Becciu - e io sono da tre anni in questa sofferenza, sotto l'incubo di queste accuse che si stanno rivelando false». «Io esprimo la mia amarezza perché non si fa chiarezza su questa vicenda, perché è un'offesa allo stesso Santo Padre - ha ribadito -. Non ci si può servire del Santo Padre per mandare avanti un piano così doloso come la vendetta, cosa che è stata fatta nei miei riguardi». «Quindi io continuo a mantenere la mia fiducia nel Tribunale e spero che la verità emerga fino in fondo - ha concluso -. Però il non indagare su questa vicenda mi lascia piuttosto perplesso».

LE MOTIVAZIONI – La decisione del Tribunale di rigettare la richiesta degli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, difensori del card. Becciu, è stata motivata dalle «esigenze di segretezza», che ha giudicato «insindacabili», avanzate dall'Ufficio del promotore di giustizia perché il materiale è oggetto di un altro procedimento penale ancora nella fase delle indagini. Respinta anche la richiesta di togliere i numerosi omissis sul verbale d'interrogatorio di mons. Perlasca.

Vengono invece acquisiti agli atti del processo i messaggi chat intercorsi fra Francesca Chaouqui e lo stesso Becciu. 

La prossima udienza fissata dal Tribunale, quella del 13 giugno, chiuderà la fase istruttoria con l'eventuale ascolto degli ultimi testimoni, se presenti. Il presidente Pignatone ha già fissato poi sei udienze (18, 19, 20, 24, 25 e 26 luglio) per la requisitoria del promotore di giustizia, e altre cinque (27, 28 e 29 settembre, 5 e 6 ottobre) per le richieste delle parti civili. Da metà ottobre interverranno quindi le dieci difese, in media con tre udienze settimanali. Si andrà infine alla sentenza.

(Unioneonline/D)

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