Era stato escluso da un’eredità da 100mila euro. Per questo motivo, accecato dal rancore, l’84enne Cosimo Calò ha ucciso – con tre colpi di fucile alla testa – il fratello Antonio e la cognata, Caterina Martucci.

È avvenuto nelle campagne di Serranova, borgata del Brindisino. I corpi dei coniugi sono stati ritrovati mercoledì 1 marzo nel casolare in cui vivevano con una pensione da 480 euro al mese. Calò durante l’interrogatorio dei Carabinieri ha confessato di averli ammazzati per ragioni “economiche” e vecchi “rancori”. Ora è accusato di duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dal legame di parentela con una delle vittime, e di porto illegale di arma da sparo. A scoprire i due cadaveri è stato Carmelo Calò, un altro fratello della vittima, preoccupato perché non aveva più notizie dei due coniugi.

Il delitto sarebbe avvenuto la sera del 28 febbraio dopo che i rapporti tra i due fratelli e la donna si erano inaspriti a seguito dell’apertura del testamento di Angelo, un altro fratello di Cosimo e Antonio, morto due anni fa. L’uomo avrebbe lasciato in eredità a Cosimo e Caterina 100mila euro e alcuni terreni, probabilmente per consentire loro di vivere in maniera più serena, viste le loro precarie condizioni economiche. Secondo alcune testimonianze, Cosimo e Antonio – per l’eredità “della discordia” – avrebbero litigato spesso, arrivando anche alle minacce di morte. L’84enne dopo l’interrogatorio è stato portato in carcere dai militari. Per il suo l'avvocato il movente dell'omicidio sarebbe in parte legato all'eredità ma anche a «problemi atavici di incomprensioni familiari». Quanto al suo assistito, lo definisce «sicuramente provato e confuso». E sulla misura cautelare in carcere, nonostante l'età avanzata, il legale sottolinea che «non c'è licenza di uccidere dopo una certa età».

(Unioneonline/v.f.)

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