Svolta nel caso di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa il 22 giugno del 1983 di cui si è tornato a parlare recentemente in seguito alle dichiarazioni del fratello Pietro, che è stato ascoltato come persona informata sui fatti nell’ambito della nuova inchiesta aperta dal Vaticano.

Anche la Procura di Roma vuole far luce sul caso e ha acquisito degli atti – messi a disposizione del Vaticano – nell’ambito del procedimento già aperto a piazzale Clodio. Un procedimento che era stato avviato dopo che il Csm aveva chiesto informazioni su un esposto presentato al Consiglio dai familiari della ragazza scomparsa.

La notizia dunque è che anche la magistratura ordinaria indaga ancora a 40 anni dalla scomparsa, ma anche la collaborazione tra magistrati capitolini e Vaticano.

Il procedimento era stato avviato nel 2021 e aveva portato anche all'audizione dell'ex procuratoreaggiunto Giancarlo Capaldo, titolare dell'indagine poi archiviata nel 2015. L'oggetto dell'iniziativa dei familiari della ragazza scomparsa nel 1983 verteva sulla «richiesta di accertamenti sulla condotta dei magistrati della Procura di Roma con riferimento ai colloqui intercorsi con il Vaticano per il rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi».

Capaldo, ora in pensione, nel corso di alcune trasmissioni televisive aveva affermato di avere incontrato, nel corso delle suoi approfondimenti investigativi, due rappresentanti del Vaticano che gli «promisero di rivelare dove fosse il corpo» della ragazzina.

«Il nostro augurio è che ci sia una cooperazione leale tra la procura di Roma e il Vaticano alla ricerca della verità. È una bella notizia, è quello che noi chiediamo da anni per avere la verità su Emanuela», afferma Laura Sgrò, l'avvocata di Pietro Orlandi. Laura Sgrò precisa di avere appreso la notizia dai media e che ancora non c'è nessun coinvolgimento della famiglia Orlandi in questa nuova fase di indagini che si apre sul caso.

(Unioneonline/L)

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