«Non sono solo indignata, sono scioccata, addolorata, anche perché ho vissuto fino a 13 anni in quel Paese, l'Ungheria. Per questo mi ha doppiamente colpito il trattamento medievale nei confronti di una donna che ha partecipato a una manifestazione antifascista. Non c'è nessun reato. Il vero problema è il clima che c'è oggi in Ungheria».

Lo spiega la scrittrice ungherese sopravvissuta ai lager Edith Bruck in un'intervista a Repubblica, dove commenta il caso di Ilaria Salis. «Sono tornati il fascismo e l'antisemitismo. E quindi non è che mi meravigli molto questo trattamento verso Salis, ma credo si tratti comunque di una procedura illegale, che viola le norme europee», aggiunge precisando che il governo a suo parere «non credo abbia agito bene».

«Le autorità italiane sarebbero dovute intervenire prima per bloccare questa mostruosità. Mesi fa, Ilaria Salis aveva inviato un memorandum sulle sue condizioni. Come mai di questa vicenda si è parlato soltanto adesso?». «È stata trattata - spiega ancora Burck - come l'ultimo dei banditi senza aver commesso nulla di grave. E questa situazione non può essere accettabile in nessun Paese europeo. Così come non lo è il comportamento dell'Italia che non ha fatto nulla per riportare questa giovane donna in Italia».

Infine secondo la scrittrice non bisogna dimenticare che «l'Ungheria storicamente era fascista. Gli ungheresi hanno deportato noi ebrei nel ghetto e poi, dopo la guerra, hanno insegnato a scuola che furono i tedeschi a portarci via - conclude -. Ma sono stati i gendarmi e i fascisti ungheresi, che collaboravano con i nazisti, a confinarci, prima che fossimo condotti nei lager».

(Unioneonline/v.l.)

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