La decisione è stata presa dai due stilisti come forma di protesta per le parole dell'assessore al Commercio Franco D'Alfonso, contrario a dare spazi ad 'evasori celebri'.

In due interviste, rilasciate a Repubblica e Corriere della sera, Dolce e Gabbana spiegano le ragioni del loro gesto e dicono di accettare l'invito del sindaco. "Non ci rassegniamo - osserva Stefano Gabbana - ad essere crocifissi come ladroni. Perché non lo siamo". Ancora più diretto Dolce: "siamo stufi di essere trattati da evasori". I due stilisti ripercorrono la vicenda giudiziaria, proclamano la loro innocenza da tutte le accuse, ripetono che andranno in appello per la condanna penale di primo grado (a un anno e 8 mesi), e in Cassazione per la multa per infedele dichiarazione dei redditi e spiegano che se saranno confermati i 400 milioni di multa dovranno chiudere. "Chiudiamo - ha spiegato Dolce - Non saremmo in grado di resistere". Terminata pare la polemica con il Comune di Milano. "Abbiamo letto di questo invito - spiega Gabbana - e lo accettiamo volentieri. Siamo stanchi di questa vicenda e dell'eccessiva attenzione mediatica che è stata data". A Pisapia non hanno "nulla da chiedere". "Solo rispetto - conclude lo stilista -. » lui che ci ha invitati. Staremo a sentire cosa ha da dirci".
© Riproduzione riservata