"Tutti speravano di tornare presto alla normalità ma non ci sono le condizioni, ce lo dobbiamo dire in modo chiaro e forte".

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte difende il decreto in vista della fase 2 in Prefettura a Milano, tappa iniziale della sua prima visita ufficiale da quando è scoppiata l'emergenza coronavirus: il premier non lasciava Roma dal 27 febbraio.

"Non è questo il momento di mollare - ha scandito Conte - questo governo non cerca il consenso ma di fare cose giuste, anche se questo deve scontentare un gran numero di cittadini. Abbiamo introdotto qualche allentamento ma è chiaro che non possiamo mollare in questa fase".

Su uno dei punti più controversi del decreto, quelli sui congiunti, "lo preciseremo nelle faq, ma non significa che si può andare a casa di amici, a fare delle feste. Si andranno a trovare persone con cui ci sono rapporti di parentela o stabili relazioni affettive".

Mentre sulle chiese ancora chiuse "lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire a tutti i fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche, contiamo di definire questo protocollo in pieno spirito di collaborazione con la Cei".

In sintesi "non dobbiamo buttare a mare tutti i sacrifici fatti fin qui". Anche per questo, è il monito del premier alle Regioni, "la ratio è un piano nazionale, se ognuno va per la sua strada è impossibile avere un piano".

Domani il premier sarà a Genova per il completamento della campata del Ponte Morandi, e cercherà di mostrare l'altro volto della fase 2: quello di una ripartenza nel segno della semplificazione e del via ai cantieri.

(Unioneonline/D)
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