Torna in aula a Grosseto la vicenda del naufragio della Costa Concordia, il 13 gennaio 2012. A parlare oggi è stato Antonio Muscas, capo elettricista della nave: "Il generatore di emergenza della Costa Concordia non funzionò, usammo un cacciavite per tenere acceso l'interruttore e farlo ripartire, ci riuscimmo tre volte, in questo modo lo riattivammo per alcuni minuti. Eppure il 9 gennaio, tre giorni prima, a Barcellona fu fatto un test ed era entrato in funzione".

Muscas ha ricordato come in brevissimo tempo tutti gli apparati della nave andarono in avaria e l'unica possibilità di avere energia a bordo era affidata al generatore di emergenza di energia elettrica, prodotta con motore diesel, in grado di azionare "i bracci di sgancio delle scialuppe di salvataggio". e far funzionare "gli ascensori, in modo da riportarli ai ponti d'imbarco sulle lance".

Dopo avert urtato gli scogli dell'isola del Giglio, "il locale del quadro elettrico principale era allagato" (un metro e venti di acqua) e "c'erano avarie" gravi. Quindi, "il generatore diesel di emergenza non partì e allora ci adoperammo per attivarlo, ma la leva dell'interruttore non teneva e dovemmo porre un cacciavite per avere il contatto". "Ma era in avaria anche la ventola di raffreddamento del motore - ha detto Muscas - Purtroppo è progettata in modo che non possiamo intervenire alla stessa maniera con un cacciavite".
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