Colpo di scena nelle indagini sulla morte di Serena Mollicone, la 18enne uccisa ai primi di giugno del 2001 e ritrovata in un boschetto di Fontana Liri, nel Frusinate, con mani e piedi legati.

La Procura di Cassino ha deciso di riaprire le indagini sulla vicenda: punto di partenza è la morte, per suicidio, del brigadiere Santino Tuzzi, il carabiniere che nel 2008 aveva rivelato agli inquirenti di aver visto Serena entrare nella caserma di Arce il primo giugno. Tuzzi, in base alle nuove risultanze, potrebbe essere stato indotto a togliersi la vita.

La nuova ipotesi va a rinsaldare la teoria che il padre della giovane, Guglielmo Mollicone, sostiene da anni, accusando l'ex maresciallo Franco Nottola, all'epoca responsabile della caserma, sua moglie e suo figlio Marco (tutti e tre sono attualmente indagati per omicidio volontario e occultamento di cadavere).

LA SCOMPARSA - Serena, la mattina del primo giugno, esce di casa per andare dal dentista a Isola del Liri; poi, secondo alcuni testimoni, fa ritorno ad Arce.

Nel pomeriggio ha appuntamento col fidanzatino, Michele Fioretti, ma quando non si presenta il ragazzo contatta il padre della 18enne.

Scattano le ricerche e, in serata, vengono informati i carabinieri.

Dopo due giorni il corpo di Serena viene ritrovato in un bosco orrendamente seviziato: sulla testa è stata infilata una busta, le braccia sono legate dietro la schiena con del nastro adesivo e un filo metallico, anche le gambe sono bloccate col filo. Sulla bocca e sul naso ha della carta assorbente.
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