La difesa di Massimo Bossetti potrà accedere ai contestati reperti sul caso di Yara Gambirasio.

La Cassazione ha accolto, con rinvio per un nuovo esame davanti alla Corte di Assise di Bergamo, il ricorso della difesa dell’uomo condannato all'ergastolo in via definitiva il 12 ottobre 2018 per l'omicidio della 13enne scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra (Bergamo) e trovata morta il 26 febbraio 2011.

La Prima Sezione penale della Suprema Corte ha annullato con rinvio l'ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte di Assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa di Bossetti il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive in vista dell'eventuale revisione del processo.

La Corte di Assise di Bergamo dovrà ora consentire alla difesa la ricognizione dei reperti. Se la difesa avanzerà nuova specifica richiesta, i giudici dovranno valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità. 

Bossetti, che viveva nella Bergamasca, a Mapello, dove faceva il muratore, è in carcere dal 14 giugno 2014. Fu individuato dopo una clamorosa indagine con test del Dna a tappeto su 25.700 persone. Come emerso nei dibattimenti, la prova regina contro Bossetti - ossia il campione genetico 31 G20 che raccoglieva la traccia del suo Dna, trovato sui leggins della vittima - a furia di essere analizzata è esaurita. Quindi l'esame del Dna su quella traccia non può più essere eseguito.

Tra circa un mese si dovrebbero conoscere le motivazioni della decisione emessa questa sera dai supremi giudici e si capirà con precisione per quali reperti è stato consentito l'accesso da parte della difesa dell'imputato

(Unioneonline/D)

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