«Sto portando i ragazzi di Azione a visitare questi luoghi che, nonostante il tempo, sono ancora all'avanguardia. Come la centrale di Garigliano, o quella di Caorso». Così, al Corriere della Sera, il leader di Azione Carlo Calenda, impegnato in un tour delle ex centrali nucleari. «Abbiamo depositato in Senato una proposta di legge d'iniziativa popolare: 75 mila firme per il nucleare - aggiunge -. Se il governo fa sul serio basta che la voti così com'è e in sei mesi riportiamo il nucleare in Italia. Secondo i sondaggi, più della metà della popolazione è favorevole».

Rispetto alla posizione del Verde Bonelli, secondo cui le bollette triplicherebbero, «è una palese idiozia - taglia corto Calenda -. Basta vedere il costo di Borsa dell'energia nucleare in Francia e in Spagna, ed è esattamente la metà di quello italiano. E le emissioni: noi nel 2024 abbiamo emesso dieci volte in più della Francia. Le scorie prodotte in tutta la vita dalla centrale di Garigliano sono dentro a un cubo di un metro e venti. E Garigliano è una centrale di prima generazione. Oggi siamo alla terza. Mentre stiamo parlando nel mondo sono in costruzione sessanta centrali nucleari di terza generazione».

C'è tanta resistenza per «un'ideologia vetusta. Ma c'è anche un grande scandalo di cui nessuno parla: gli utili allucinanti delle aziende che si occupano di rinnovabili: nel 2024 è stato intorno al 50%. Per capire: la Ferrari ha fatto il 30%. Molti impianti ricevono incentivi che già remunerano l'investimento e in più possono vendere energia in Borsa, a un prezzo che quasi sempre dipende dal gas», afferma.

«Serve un provvedimento immediato, le aziende stanno chiudendo, rischiamo decine di delocalizzazioni» dice ancora. Per arginare la deriva servono due azioni: «Dobbiamo disaccoppiare il prezzo delle rinnovabili da quello del gas, sostituendo il prezzo di Borsa con un 'prezzo equo'», poi «la ristrutturazione della transizione 5.0. Non ha funzionato: su 6,3 miliardi hanno speso 300 milioni. Noi diciamo di riportarlo a quello di Industria 4.0. Sono provvedimenti emergenziali», conclude Calenda.

(Unioneonline)

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