Calci e schiaffi solo per aver cercato di fare il proprio mestiere: raccontare.

È quanto accaduto a un fotografo e a un giornalista de L'Espresso, Federico Marconi e Paolo Marchetti, aggrediti da un gruppo di militanti di estrema destra aderenti a Forza Nuova e Avanguardia Nazionale.

È accaduto a Roma, al cimitero del Verano di Roma, durante la commemorazione della strage di via Acca Larentia (sede capitolina del vecchio Msi, davanti alla quale nel 1978 furono uccisi due giovani attivisti).

Secondo quanto raccontato, Marconi e Marchetti si sono avvicinati per realizzare un servizio e provare a raccogliere qualche intervista, ma un gruppo di neofascisti li ha presto circondati, iniziando a prenderli a spintoni, intimando al fotografo di consegnare la scheda di memoria della fotocamera.

Dopo averla ottenuta, i "camerati", non contenti, hanno proseguito con offese e intimidazioni (tra le frasi proferite anche "L'Espresso è peggio delle guardie!"), arrivando persino a chiedere ai reporter i documenti per poterli indentificare.

Unanime e bipartisan la condanna dell'episodio da parte del mondo politico.

"Il posto giusto per chi aggredisce è la galera", ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini.

"Un gesto grave da non sottovalutare. Solidarietà ai due cronisti", ha fatto eco il presidente della Camera, Roberto Fico.

Solidarietà ai due reporter è stata espressa anche dal Pd, attraverso il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: "L'Italia democratica non si lascerà mai intimidire da questi metodi", ha detto il governatore.

(Unioneonline/l.f.)
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