Si torna a parlare di “questione balneari”. E lo si è fatto nel contesto di uno sciopero organizzato da talune sigle sindacali, Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti in particolare, al fine di sollecitare l’individuazione di ipotesi risolutive nello specifico settore di riferimento.

Il 9 agosto appena trascorso, dunque, ombrelloni chiusi, sia pure per poche ore, in diverse Regioni Italiane. Lo si è definito come uno sciopero a macchia di leopardo, la cui motivazione di base sarebbe da ricercarsi nella mancanza di riscontri, da parte del governo, in ordine alla richiesta di un intervento normativo sulla questione delle concessioni. Nulla quaestio, ma occorrerebbe intendersi probabilmente (il condizionale appare opportuno) su un aspetto, ossia, quello della potenziale armonizzazione, se così la si voglia definire, della disciplina dettata dall’Unione Europea come contenuta nella Direttiva Bolkestein con la regolamentazione fino ad oggi applicata dall’ordinamento italiano in materia di concessioni demaniali marittime aventi finalità turistiche e ricreative. Tanto più allorquando si debba preliminarmente assicurare il rispetto degli obblighi derivanti dall’art. 12 della direttiva Bolkestein, siccome la proroga automatica delle autorizzazioni demaniali marittime in essere per attività turistico-ricreative sembrerebbe escludere a priori ogni procedura di selezione tra eventuali aventi diritto. Circostanza quest’ultima che, oramai, parrebbe parimenti rendere necessario un provvedimento di carattere nazionale finalizzato a ricondurre a sistema, per così dire, la attuale normativa nazionale rispetto al diritto dell’Unione Europea, dal momento che, all’attualità non apparirebbe ancora scongiurato il rischio di incorrere in una procedura di infrazione in danno all'Italia per non aver ancora, il Paese, provveduto ad avviare le gare previste dalla Direttiva Bolkestein.

Sarebbe necessario, per dirla diversamente, assicurare il principio della concorrenza già esistente nell’ampio settore del mercato dei servizi anche nello specifico settore balneare.

Intanto, perché la Direttiva in discorso è stata approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea fin dall’anno 2006. Quindi, perché si tratterebbe, come in effetti si tratta, di una normativa soggetta al recepimento nell’ordinamento di ciascuno Stato Membro. Inoltre, perché l’Italia, nello specifico, ha provveduto in tal senso nell’anno 2010, nel contesto dell’ultimo governo guidato dal Presidente Silvio Berlusconi, assumendo, da quel momento, forza di legge su tutto il territorio nazionale. Infine, perché, la violazione di una Direttiva dell’Unione Europea potrebbe condurre all’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea e, nella ipotesi di prolungata inadempienza, un deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea medesima per l’imposizione di una multa. Per intenderci, l’intento delle Istituzioni sopra-nazionali, è sempre stato quello di assicurare lo sviluppo del Mercato Unico Europeo di beni e servizi in forma libera e leale, finalizzando siffatta esigenza ad impedire la creazione di zone di privilegio (se così le volessimo definire).

In buona sostanza, la Direttiva vorrebbe conseguire, attraverso la sua corretta applicazione da parte di tutti i Paesi Membri, tre obiettivi ritenuti imprescindibili: libertà di stabilimento, libertà di circolazione dei servizi e, infine, ma non ultima, la cooperazione tra gli Stati Membri. L’unica via allo stato percorribile sembrerebbe quella di dare concreta attuazione alla normativa europea attraverso procedure pubbliche trasparenti e imparziali finalizzate al rilascio delle concessioni, al fine di rendere possibile la partecipazione alle stesse di più operatori che possano avvicendarsi qualora presentino offerte che, sul piano qualitativo, possano essere ritenute maggiormente apprezzabili. Se poi si riesca a far valere in ambito europeo la affermazione di un diritto di prelazione e/o di indennizzo a favore dei gestori uscenti, sembrerebbe circostanza ancora incerta, da definire.

Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro

© Riproduzione riservata