«Vorrei che la successione fosse organica, e non un momento di rottura». Così Giorgio Armani – il re della moda italiana morto oggi all’età di 91 anni – in una lunga intervista al Financial Times alla fine di agosto.

Nel colloquio con il giornale britannico lo stilista ha parlato proprio del “dopo di me” e del futuro del suo impero.

«I miei piani per la successione – aveva spiegato – consistono in un passaggio graduale delle responsabilità che ho sempre gestito, verso le persone a me più vicine, come Leo Dell’Orco (responsabile del design maschile per il gruppo Armani, ndr), i membri della mia famiglia e l’intero team di lavoro».

Nell’intervista il Financial Times evidenziava che “re Giorgio” a 91 anni non era ancora solamente direttore creativo, ma anche amministratore delegato e unico azionista dell’azienda da lui fondata 50 anni fa e che nel 2024 ha registrato 2,4 miliardi di ricavi.

«Armani è molto più di una scelta da red carpet», aveva evidenziato il Ft, ricordando che lo stilista ha realizzato anche i costumi per oltre 200 film nel corso di cinque decenni, tra cui, “American Gigolo” (1980), “Gli Intoccabili” (1987), “Quei bravi ragazzi” (1990) e “The Wolf of Wall Street” (2013).

Dal 1975, inoltre, Armani non solo produce abiti - dai vestiti artigianali di alta moda per gli Oscar (Armani Privé) ai caratteristici completi, fino ai jeans e alle T-shirt per i ragazzi – ma ci sono anche la linea beauty, gli articoli per la casa e gli hotel, i cioccolatini e i ristoranti, persino una divisione floreale chiamata Armani/Fiori.

(Unioneonline)

 

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