Due poliziotti e un medico della Salute mentale indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte omissioni legate all'omicidio di Alice Scagni, la donna uccisa dal fratello Alberto il primo maggio scorso a Genova.

Le ipotesi di reato sono omissione d'atti d'ufficio e omessa denuncia.

"La notizia che finalmente ci sono tre indagati sulle omissioni gravi che si sono manifestate in questa drammatica vicenda non può non farmi piacere. È un primo passo verso l'accertamento della verità”, ha detto l'avvocato Fabio Anselmo, il legale che assiste i genitori di Alice e Alberto e che ha già seguito il caso di Stefano Cucchi.

"Non siamo ancora persone offese per la legge ma vedere che la giustizia fa il suo corso verso la verità ce lo ricorda con dolore insopportabile, amplificato. Il danno per noi sono due figli persi", commenta Antonella Zarri, madre di vittima e carnefice. "La verità che si fa strada - continua - e di cui noi siamo certi è che sono stati rubati. Ho il cuore che è una pietra pesante. Ci auguriamo ora trasparenza sugli atti, la possibilità che i nostri diritti di genitori possano essere tutelati grazie anche al nostro avvocato Fabio Anselmo".

Secondo la famiglia Scagni, polizia e centro di salute mentale dell’Asl non avevano capito quanto la situazione fosse pericolosa. Il giorno del delitto, dopo che Alberto Scagni aveva dato in escandescenze, i genitori avevano chiamato il 112 ma gli agenti avevano risposto che non era possibile intervenire perché non c’erano volanti disponibili. Poco dopo Scagni, dopo averle chiesto come altre volte dei soldi, ha ucciso con decine di coltellate la sorella 34enne, mamma da 14 mesi, sotto casa della donna.

“Adesso vogliamo essere riconosciuti come parte offesa — continua Zarri — e poter avere accesso alla carte, finora abbiamo saputo tutto attraverso i giornali, inoltre vogliamo poter fare ascoltare le registrazioni delle telefonate alla polizia e le risposte che ci sono state date”. 

(Unioneonline/D)

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