Il 18 marzo del 1986 Michele Sindona e Robert Venetucci vengono condannati per l’uccisione di Giorgio Ambrosoli, avvenuta a Milano l’11 luglio del 1979. 

L’avvocato milanese era stato nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, ormai sull’orlo del crack, e aveva scoperto la sua rete di protezione, oltre che pesanti irregolarità nella gestione finanziaria delle sue attività. Sindona viene dichiarato colpevole in qualità di mandante dell’omicidio del legale

Giorgio Ambrosoli (foto Wikipedia)
Giorgio Ambrosoli (foto Wikipedia)
Giorgio Ambrosoli (foto Wikipedia)

Venetucci viene invece condannato per aver messo in contatto il faccendiere siciliano con l’esecutore materiale del delitto, l’italo-americano William Joseph Aricò, detto «Bill lo sterminatore». Il killer aveva agito dietro pagamento di 25mila dollari in contanti e un bonifico di altri 90mila dollari su un conto bancario svizzero. 

Due giorni dopo la condanna, Sindona – che si è sempre dichiarato non colpevole dell’omicidio – beve un caffè al cianuro di potassio nel supercarcere di Voghera: muore in ospedale, dopo due giorni di coma profondo, il 22 marzo 1986. La vicenda resta uno dei tanti misteri italiani.

(Unioneonline/F)

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