Marco Madeddu ci ha ripensato. Il 45enne di Carbonia da quasi due anni in lotta contro la Sla, era in Svizzera da lunedì per porre fine alla sua vita facendo ricorso al suicidio assistito.

Non intravedeva altra via d’uscita al suo male, ma l’avvicinarsi del fatidico momento deve avergli fatto cambiare idea. Così ha lasciato la clinica specializzata in cui si trovava ed è ripartito in direzione Carbonia. “Ho deciso di vivere ancora un po’”.

"Ammiro chi lotta – aveva confessato prima di partire –, ma non si lotta più nella consapevolezza di perdere contro una malattia che non ti dà neppure lo 0,1 per cento di possibilità di vincere. Perderò la parola e il respiro e l’unico profondo rammarico è che ho deciso di andare a morire in esilio perché in Italia la politica si è impossessata della vita e della morte”.

Un’accusa alla legislazione italiana in materia. Ieri sera Madeddu ha incontrato i medici con cui era in contatto da mesi. Questa mattina, come da procedura, hanno cercato di dissuaderlo, stessa cosa che stanno facendo da mesi i suoi familiari e amici più cari.

Tentativi che devono aver trovato uno spiraglio. Tanto che Marco ha deciso di vivere, almeno un altro po’, con quella che ha definito la “malattia del chiedere, perché si perde totalmente l’indipendenza”.

(Unioneonline/L)

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