Non sono in tanti a conoscerne le vicende. Forse solo gli storici e gli appassionati di storia locale e regionale sanno che per un certo periodo e, fino all'11 luglio 1853, quello che faceva capo a Villamassargia era un territorio sconfinato che dall'entroterra si tuffava fino al mare di Portoscuso e che poteva contare assai più abitanti delle circa 3500 anime che attualmente risiedono nel comune degli ulivi plurisecolari.

Già, perché fino al Regio Decreto del 1853 Villamassargia inglobava anche i territori di Serbariu (ora frazione di Carbonia), Palmas (frazione di san Giovanni Suergiu), Villarios (di Giba), Tratalias, Narcao e, appunto, Portoscuso.

Poi questo enorme territorio venne frazionato facendo ascendere queste sue propaggini al rango di Comuni, i quali, dopo altre trasformazioni e ricombinazioni, cambiarono fino consentire di disegnare, più o meno, l'assetto geografico attuale del Sulcis iglesiente.

La storia, le comuni origini, le peculiarità e le ricchezze di quel grande territorio sono state per la primissima volta rievocate in “Radici, festival delle origini, oltre 170 anni di storia”, una festa speciale che ha permesso di riunire oggi nei locali di una Casa Fenu (gremitissima nonostante il caldo torrido) a Villamassargia, primi cittadini, pro loco e gruppi folk dei 14 comuni che nacquero da quel contesto storico.

Una celebrazione dei 170 anni trascorsi da quel Regio Decreto che aveva inizialmente ridisegnato l'assetto del Sulcis iglesiente.

Casa Fenu gremita per il convegno nonostante il caldo torrido.
Casa Fenu gremita per il convegno nonostante il caldo torrido.
Casa Fenu gremita per il convegno nonostante il caldo torrido.

L'idea di questo incontro è del vice presidente del Comitato di Quartiere di Serbariu Giuliano Usai, il quale ha trovato ampio conforto in un fattivo progetto di collaborazione subito fatto proprio dalle amministrazioni comunali di Villamassargia e Carbonia.

«Questa festa - afferma Giuliano Usai - nasce dall'esigenza di riprendere possesso delle nostre origini comuni, di quelle radici che fino a 170 anni fa ci vedevano far parte dello stesso territorio. In questi lunghi mesi di preparazione abbiamo scommesso sulla collaborazione con le pro loco e i gruppi folk, su concetti quali usanze e tradizioni comuni che possono costituire anche oggi la chiave per lo sviluppo e la valorizzazione dell'intero territorio».

La sindaca padrona di casa Debora Porrà si è detta «emozionata per il grande lavoro corale che per la prima volta ha consentito un incontro dal quale auspico nasca una fattiva collaborazione che valorizzi l'intera comunità».

La stessa Debora Porrà e l'assessora alla Cultura Sara Cambula sono state autrici di un'attenta relazione (curata dall'archivio storico di Villamassargia e dagli autori valentina Dessì e Walter Massidda) sul periodo storico in esame, che è stata poi consegnata a tutti i sindaci presenti. 

«Le nostre radici - ha osservato l'assessora Cambula dopo la proiezione di un video dell'evento che ha totalizzato in pochi giorni 150 mila visualizzazioni - possono anche costruire il nostro futuro e diventare una risorsa eccezionale per l'intero territorio, purché si riesca a fare rete».

 A partire poi dal video messaggio di saluto inviato dall'assessora regionale Ada Lai, sono stati numerossimi gli interventi che hanno arricchito il convegno "Radici, identità, origini e storie".

L’assessora alla Cultura del Comune di Carbonia, Giorgia Meli, così come già prima Giuliano Usai e poi dopo anche il sindaco di Carbonia Pietro Morittu, ha dato a tutti l'appuntamento per le serate del 15 e 16 luglio nella frazione di Serbariu in cui verrà rievocata, con un ricco programma, l'indipendenza (in seguito perduta) della frazione di Carbonia. Collegato da Pisa, l'assessore Riccardo Buscemi, già diverse volte presente in passato a Villamassargia, ha ricordato il culto per San Ranieri che lega i due Comuni per via dell'antica dominazione pisana dell'Iglesiente.

Parte della mostra etnografica allestita nel loggiato di Casa Fenu.
Parte della mostra etnografica allestita nel loggiato di Casa Fenu.
Parte della mostra etnografica allestita nel loggiato di Casa Fenu.

Grazie al lavoro di Pierpaolo Cicalò anche Giacomo Bandino, presidente del circolo dei sardi a New York, ha potuto offrire la propria testimonianza: «I sardi registrati negli Usa che contano 330 milioni di abitanti, sono appena 2.500 ma forse sapete che il primissimo pioniere fu un prete vostro concittadino che si chiamava Don Mario Pisano: arrivò in California e fu il primo a cercare di creare un circolo dei sardi a Los Angeles».

Collegata da remoto Sandra Capuzzi, presidente dell'associazione Grazia Deledda a Pisa, ha manifestato «la volontà di far rivivere in Toscana alcune tradizioni dell'iglesiente come quella della tessitura tradizionale e quella legata all'epopea mineraria».

Presidente dell'associazione Sardi Torino Antonio Gramsci, Matteo Mereu ha ricordato il gran legame tra Torino e Sulcis per via della forte emigrazione sarda degli anni '60: «Il grande lavoro che state facendo facilita anche quello di ricostruzione della storia dell'emigrazione che svolgiamo nei circoli. Il nostro, che a breve compirà 55 anni, è nato come altri dalla spinta di studenti - operai che cercavano un luogo da chiamare casa».

Marco Pisanu, sindaco di Siddi e referente della delegazione Borghi Autentici d'Italia sezione Sardegna (nella quale figura da poco anche Villamassargia), ha focalizzato il proprio intervento sul concetto delle «radici e delle identità da preservare anche in chiave di contrasto allo spopolamento».

Secondo Raffaele Sestu, presidente dell'Unpli Comitato regionale Sardegna, ha insistito sulla metafora che vede le pro loco e i circoli dei sardi come piloni di un ponte che unisce i sardi dell'isola e di oltre Tirreno. «Serve identificarsi come comunità per affacciarsi sul mercato globale: vengo da Arzana ma occorre parlare di macro città che si chiamano Ogliastra, Sulcis, Marmilla e via dicendo».

Lo storico e docente dell'università di Cagliari Luciano Marrocu ha elogiato la ricchezza dell'archivio storico di Villamassargia per poi passare ad un veloce excursus del periodo storico in esame che ha avuto nel 1771 e nel 1838 - 40 i suoi eventi cardine: «Nel 1771 con la riforma delle Assemblee di villaggio - ha spiegato - i feudatari perdono il governo, che fino ad allora era totale, delle comunità. Questo processo inarrestabile portò nei due anni che vanno dal 1838 al 1840 all'abolizione totale dei feudi e alla ridistruzione delle terre. I feudatari vennero lautamente rimborsati e furono le comunità stesse a pagare ma questo evento sancì l'avvio di un periodo di libertà e maggiori diritti all'interno del quale s'innescherà anche la svolta geografica di cui parliamo oggi».

Con dovizia di particolari ed immagini video Manuela Matzeu ha parlato delle scrupolose tecniche di ricostruzione dell'abito tradizionale sardo. Giunto in ritardo, il sindaco di Carbonia Pietro Morittu ha presentato brevemente in un video il nuovo logo turistico di Carbonia per poi passare il microfono alla padrona di casa Debora Porrà la quale ha salutato auspicando che «questo sia solo il primo di una serie di incontri con cui condividere le proprie radici comuni e gettare le basi per fruttuose collaborazioni».

Il grande festival è proseguito poi nel loggiato di casa Fenu dove è stata allestita una ricchissima mostra etnografica con il contributo di tutte le pro loco e dei gruppi folk presenti. All'aperto, in una via Santa Maria interdetta al traffico per l'occasione, spazio anche alla sfida di poetica campidanese, ad una cena con i prodotti tipici del territorio e infine alle danze con la scena tutta in mano ai numerosi gruppi folk e ai tradizionali "Ballus de Pratza".

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