Il sogno di trasformare in struttura ricettiva i ruderi dell'azienda agricola appartenuta alla famiglia Modigliani, forse, resterà nel cassetto.

Ma Riccardo Andreuccetti, 55 anni, imprenditore che 10 anni fa presentò al Comune di Buggerru l'istanza per la concessione edilizia - ottenendo una serie di rinvii fino ad arrivare ad abbandonare il progetto - si è visto dare ragione dai giudici della Cassazione: i magistrati (la sentenza è stata depositata nelle scorse settimane) hanno disposto l'annullamento - seppure solo per la parte civile - della sentenza con cui i giudici della Corte d'Appello di Cagliari avevano assolto dall'accusa di abuso d'ufficio Italo Vacca, 67 anni, responsabile dell'ufficio tecnico di Buggerru nonché del procedimento. Ora ci sarà un nuovo procedimento giudiziario, limitato alla parte civile, in quanto la sentenza di assoluzione è passata in giudicato. Quando Andreuccetti ha deciso di fare rivivere quel tesoro costituito dai ruderi di Grugua, tra Buggerru e Fluminimaggiore, a una manciata di chilometri dalla spiaggia Cala Domestica, si è trovato di fronte a una sfilza di intoppi, problematiche burocratiche, attese e mancate autorizzazioni da parte di Vacca; circostanze che lo avevano persino convinto a mettere in vendita (senza riuscirci) la preziosa tenuta appartenuta alla famiglia del famoso artista. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, presentato dall'avvocato Antonio Enna in rappresentanza di Andreuccetti, considerando "illogica" la sentenza d'Appello. In particolare nella parte in cui i giudici avevano argomentato che omissioni e negligenze rilevate nel comportamento di Vacca fossero da attribuire alla sua "incompetenza professionale" e non alla volontà di creare un danno all'imprenditore. Sta di fatto che Andreuccetti il danno lo ha subito realmente e la Cassazione lo rimarca: "posto che, a seguito dell'illegittimo procedimento mai più concluso, era stato provocato uno stato di incertezza tale da porre nel nulla il progettato intervento imprenditoriale volto alla realizzazione di strutture ricettivo-turistiche". C'è un altro elemento, evidenziato dall'avvocato di parte civile e rimarcato dalla Corte, relativo al presunto conflitto d'interessi del dirigente comunale: una sentenza emessa nel 2008 dal Tribunale fallimentare lo indicava come socio di una società operante in campo edilizio. Ma questo aspetto non era stato oggetto di valutazione nel processo d'Appello. La Cassazione, oltre a disporre il rinvio al giudice civile, ha condannato Vacca alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile, quantificate in 3500 euro, oltre a quelle generali e accessori di legge. Cinzia Simbula
© Riproduzione riservata