Iglesias: via i frati francescani dalla città, ma la chiesa dovrebbe rimanere aperta
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Ormai i responsabili dell'Ordine religioso fondato da San Francesco d'Assisi hanno deciso: c'è il decreto che prevede la chiusura del convento e, dunque, il trasferimento dei tre frati attualmente presenti a Iglesias.
Non sono bastate le esortazioni, le fiaccolate e le veglie di preghiera. E neppure gli appelli "bipartisan" di esponenti politici: nei mesi scorsi i deputati Mauro Pili (Unidos) ed Emanuele Cani (PD) si sono rivolti ai responsabili dei francescani, richiamando con forza l'importanza della presenza dei frati a Iglesias, nel territori.
Neppure i frati conoscono ancora il giorno preciso, ma la data del saluto si fa sempre più vicina: forse a fine mese - o direttamente a luglio - padre Maurilio Atzei, padre Alfonso Madeddu e padre Carmelo Comina faranno le valigie.
Il loro trasferimento non dovrebbe essere un addio definitivo, né comportare la chiusura della chiesa; ma al momento non si sa per quanto tempo si debba fare a meno della loro presenza e in che modo possano essere garantite le celebrazioni.
Il miracolo invocato dai fedeli (che hanno scritto anche al Papa) non c'è stato e la storia sembra destinata a ripetersi. I religiosi - presenti in città già dal periodo della dominazione pisana - furono costretti a lasciare Iglesias già 150 anni fa, ma in un contesto storico completamente diverso che comportò l'allontanamento fino al 1935. Oggi la difficoltà pare legata alla crisi di vocazioni, diffusa su tutto il territorio nazionale.
Certo è che i "frati neri" (così chiamati per il colore del loro saio) saranno ancora a Iglesias per una delle solennità più care alla comunità francescana: quella del 13 giugno, in onore a Sant'Antonio di Padova.
Nella chiesa di San Francesco è custodito il prezioso retablo di Antioco Mainas.