Giovani migranti nella squadra di Bindua: la solidarietà della frazione iglesiente
C'è chi aveva due paia di scarpe e ha rinunciato a uno per donarlo a chi, meno fortunato di lui, era privo di tutto.
A Bindua, frazione mineraria di Iglesias dove la solidarietà è sempre stata un punto fermo nella vita dei minatori, non c'è spazio per paura e diffidenza, bensì per l'accoglienza: la società "A.S.D. Bindua" ha aperto le porte - e soprattutto i cuori - ad alcuni giovani migranti ospitati in un ex hotel di Sant'Angelo, territorio di Fluminimaggiore.
Si tratta di quattro adolescenti (per ora) che sono arrivati lo scorso giugno in Sardegna, dopo un lungo viaggio della speranza per allontanarsi dalle loro terre martoriate da guerre, povertà e persecuzioni: con poche cose appresso, a volte solo gli indumenti logori usati per la lunga traversata in mare.
E sono proprio i più piccoli a mettere in pratica quel principio di solidarietà e buon senso che, talvolta, manca agli adulti.
"È successo quasi per caso - racconta Massimo Galizia, 46 anni, direttore sportivo della società, elettricista di professione - un nostro amico ha conosciuto alcuni componenti della comunità ospitata a Sant'Angelo e i ragazzi hanno iniziato ad avvicinarsi per curiosità".
Nell'ambiente della frazione e della società di calcio si sono sentiti subito a loro agio e, insieme agli altri ragazzi, hanno iniziato a partecipare agli allenamenti, nella squadra degli "Allievi", allenati dal mister Simone Mameli, che si cura di andare a prenderli per gli allenamenti e poi riportarli a Sant'Angelo. Gesti spontanei che raccontano di una solidarietà concreta.
Dal calcio, quello praticato ancora con la gioia e la spontaneità tipiche dei bambini, arriva un esempio che si contrappone agli episodi (quasi quotidiani) di intolleranza e, a volte, rifiuto dello straniero migrante.
"Stiamo vivendo un'esperienza bellissima - commenta Ignazio Mocci, infermiere professionale, vice presidente della società - quello che sta succedendo è anche fortemente educativo per tutti: i nostri figli, a volte, si "fissano" con gli indumenti di marca. Conoscendo queste realtà, si rendono conto di quanto sono fortunati".
(approfondimenti su L'Unione Sarda di martedì)