Il ritratto di Barbara sorridente campeggiava sulla piazzetta, gremita, di fronte la chiesa di Sant'Isidoro, a Nuraxi Figus.

Un'immagine serena, in contrasto con le lacrime di dolore versate questo pomeriggio da familiari, amici, compagni di scuola e del catechismo che si sono ritrovati attorno alla bara candida della ragazzina - morta giovedì sera in un incidente a Sedda Modizzi, nelle campagne di Gonnesa - per darle l'ultimo saluto.

"Brillerai nei nostri cuori e, quando saremo in difficoltà, ti chiederemo ancora aiuto”, hanno detto con voce fioca leggendo pensieri per lei durante la cerimonia funebre celebrata da don Andrea e don Christian.

E quei pensieri, alla fine del lungo rito religioso animato dai canti del coro di cui lei stessa faceva parte, sono volati in alto nel cielo insieme ai palloncini bianchi che gli amici hanno liberato dopo la benedizione. Bianco è stato il colore dominante in questo sabato di tristezza: non solo i palloncini e la bara con i fiori, ma anche i paramenti.

Perché il bianco, per i cristiani, è il segno della speranza nella resurrezione.

Su questo si è soffermato a lungo don Andrea, riflettendo sulla lettura del Vangelo che ricorda la morte di Lazzaro.

“Non ci sono parole di consolazione in questo momento, ma come Gesù ha ordinato di togliere la pietra dal sepolcro di Lazzaro, anche noi dobbiamo farlo.

La pietra rappresenta anche la rabbia e la tristezza che, ora, rischiano di prevalere in noi.

Dobbiamo liberare il cuore da questa pietra perché è quello che Barbara ci chiede”.

Al sacerdote, Barbara aveva manifestato spesso i suoi più grandi desideri: “Mi diceva che voleva diventare una bella persona e conoscere il padre.

Una bella persona lo era già e ora ha incontrato anche il papà".

Il padre della ragazzina era morto quando lei aveva pochi mesi.
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