10 aprile 2009 alle 12:04aggiornato il 10 aprile 2009 alle 12:04
Sinnai. Mestieri che scompaionoUn ciabattino per oltre 17mila residenti
Un mestiere che scompare anche a Sinnai. Prima della guerra erano in 28 per un paese di meno di seimila abitantiOggi con Sinnai che ha superato i 17mila residenti, di ciabattini di professione ne è rimasto solo uno. Si chiama Antonio Monni ed ha 65 anni. Ha imparato l'arte del calzolaio quando aveva 12 anni. Di mattina a scuola; di pomeriggio nell'angusta bottega di Pillinu Frau, in via Mara. Di calzolai negli anni Cinquanta e Sessanta, Sinnai era pieno: Guglielmo Palmas che faceva anche il barbiere nella sua casa di via Ariosto, Lazzarino Murgia, noto Lebieddu, Alfonso Pitirra, Cicittu Timpanari, Gugliemo Piras, Egidio Angius, Emilio Soru, Cesarino e Severio, Luigino de Bitti, Giuseppino Cocco, Peppino Corona, Pietrinu Puggioni, Angelo Frau, Antonio Tidu, Rinaldo Melis, Frenassiu Orrù, Peppeddu e Serafinu Aledda, Alicheddu Palmas, Antonino Palmas, Pietro Monni, Giovanni Olla. "Prima della guerraracconta Antonino Palmas c'era praticamente un ciabattino per ogni 250 abitanti. Ma allora, nella bottega si faceva l'intera scarpa: quella di campagna e anche quella della domenica. Non c'erano negozi di scarpe: in due botteghe di Sinnai, da Luigino Mereu e Stefano Ligas, si vendeva invece tutto l'occorrente del mestiere: dal cuio, allo spago impecciato ( trattato con la pece per renderlo più resistente ), dai chiodi, al cuio di bue e di vitello. Babbo e mamma cucivano in casa anche le tomaie di pelle. Altri tempi, altre scarpe". Antonino Palmas non fa più il ciabattino da vent'anni. Dopo aver lasciato la sua bottega di via Funtanaziu, si era trasferito al Poligono di San Lorenzo per fare il cuoco. Oggi è in pensione. Giovanni Olla, altro calzolaio tra gli anni Sessanta e e primi anni Novanta, è morto alcuni anni fa. Un personaggio straordinario. Nel suo laboratorio di due metri quadrati ci stava di tutto. Il tavolo con gli arnesi al centro, gli amici che si alternavano attorno. A parlare soprattutto di calcio. Sulla breccia è rimasto cosi soltanto Antonio Monni. La sua bottega è in via Diaz, la strada che dalla piazza chiesa porta alle scuole elementari. "Devo tutto al mio maestro Pillinu Frau-racconta il calzolaio. In pochissimo tempi mi ha insegnato i segreti del mestiere. Avevo 12 anni: imparai a costruire le scarpe chiodate in ferro. Da utilizzare per la campagna e poi quelle meno pesanti in gomma e cuoio robustissimi. Oggi, la gente, le scarpe le compra in negozio anche se devo dire che più di un cliente preferisce nuovamente tornare all'antico. Mi capita così di realizzare ex novo sandali, scarpe leggere e anche pesanti. Le chiedono soprattutto chi ha piedi particolari: troppo larghi, o magari troppo alti. Non ci sono difficoltˆ: so adattarmi a qualsiasi formaÈ. E mentre Antonio Monni, parla, arrivano i clienti. Anziani, donne, ragazzine. Da sistemare soprattutto i tacchi e le punte. Un lavoro che quasi unÕarte. ÇNon cÕ dubbio-dice ancora Antonio Monni. Questi lavori vanno eseguito con estrema precisione. Il piede deve star bene sul plantare ed anche sul tacco. Faccio tutto con grande impegno. La qualità del lavoro innanzittutto. Il mio motto è questo. Ormai sono il ciabattino dei sinnaesi". Antonio Monni ha anche un sogno. "Fare il professore in un corso di formazione professionale. Ne ho parlato anche in Comune. Sono pronto a collaborare per insegnare ai giovani il mestiere che rischia davvero di scomparire". ( Antonio Serreli )
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