Oggi la prima campanella tra mille dubbi, che lo screening voluto dalla Regione non ha eliminato, e molte proteste. Degli studenti che oggi in classe non vogliono entrare, dei presidi che chiedono la didattica a distanza sino a fine mese, e di qualche sindaco che invece ha deciso di tenere gli istituti scolastici chiusi ancora qualche giorno «perché i contagi, anche tra i bambini piccoli, stanno volando purtroppo».

A Seulo scuole chiuse, altri otto sindaci protestano per non aver ricevuto i tamponi e non aver potuto sottoporre i loro studenti allo screening: non è stata serena, soprattutto nel Sud Sardegna, la vigilia della ripresa delle lezioni in presenza dopo le lunghe vacanze segnate dall'esplodere dei contagi da Covid-19.

A Seulo Enrico Murgia ha emesso un'ordinanza per tenere chiuse le scuole del paese dopo il rilevamento di una decina di positivi, quattro dei quali in attesa di conferma o smentita dal molecolare: ha spiegato che lo screening volontario, al quale i seulesi hanno risposto in maniera massiccia, non ha consentito una verifica a tappeto della popolazione studentesca. Da qui l'appello a «sottoporsi tutti nei prossimi giorni alle necessarie verifiche di laboratorio e comunicarne gli esiti all'amministrazione». Scuole che resteranno chiuse fino a sabato anche a Cabras e Milis per via dei troppi contagi.

Nel Gerrei a San Nicolò, Escalaplano, Armungia, Silius, Ballao, Villasalto e San Basilio lo screening non si è proprio fatto: i sindaci lamentano la «totale assenza» di Ats che non ha inviato personale sanitario come da ordinanza regionale. «Abbiamo dato disponibilità e supporto con il ritiro dei tamponi – scrivono – ma siamo costretti a constatare l'abbandono da parte delle istituzioni sanitarie e politiche che oggi governano la Regione». Stessa situazione a Nurri: «Non abbiamo trovato personale sanitario disponibile», spiega il sindaco Antonello Atzeni. 

A Senorbì l'appuntamento con lo screening è per oggi alle 9 nell'hub vaccinale in via Vittoria Nenni (ieri preso d'assalto per l'open day) e da domani nei singoli istituti.A Isili, su 140 tamponi effettuati, è stato rilevato un solo positivo ma sono una ventina le persone già segnalate dall'Ats, e non va meglio nei paesi vicini (da dove proviene buona parte degli studenti dell'istituto di istruzione superiore). Gli studenti pensano a un'assenza di massa, i genitori sono divisi. «In base ai risultati degli screening – avvisa il sindaco Luca Pilia – la Regione ci dirà cosa fare». A Capoterra gli studenti dell'istituto Sergio Atzeni scrivono all'Ats e al loro sindaco per chiedere di posticipare il rientro a scuola e fare due settimane di didattica a distanza perché, allo stato attuale, sarebbe impossibile garantire la sicurezza nei mezzi di trasporto e negli ambienti scolastici. 

A CAGLIARI – Molti studenti cagliaritani chiedono il rinvio e la Dad per almeno due settimane, oggi per protesta non sono in aula.

Sono numerose le petizioni che in queste ore stanno girando sul web, indirizzate al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi e ai presidenti di Regione, che hanno già raccolto oltre trentamila firme.

«Il 90% degli studenti preferiscono la Dad», spiega Lorenzo Ara, rappresentante d'istituto del liceo Euclide. «Le carenze strutturali delle scuole sono sempre più evidenti: non è possibile assicurare un distanziamento efficiente sia all'ingresso degli istituti che all'interno delle aule a causa della loro sotto capienza, inoltre non abbiamo sistemi adeguati di sanificazione dell'aria. La Dad, per quanto presenti molti contro, è attualmente l'unica alternativa perseguibile». 

(Unioneonline)

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